Regia di André Téchiné vedi scheda film
L'inizio del film mi sembrava promettente e mi faceva venire in mente il romanzo Suite Francese. Una massa enorme di persone fugge da Parigi sotto l'incalzare delle truppe di invasione tedesche. Una giovane ed attraente vedova con due figli, un ragazzo e una bambina, fuggono anche loro e nella fuga conoscono un giovane dalla testa rasata che diventa per loro indispensabile per poter vivere nascosti in una zona isolata. Il giovane riesce ad entrare in una grande casa abbandonata ma piena di ogni ben di Dio e i quattro si installano in questa casa. Il giovane è misterioso sulla sua identità e la sua storia, taglia di nascosto i fili del telefono e nasconde una radio che era in casa. Il giovane rimane impenetrabile sul suo passato e i quattro, in questa specie di buen retiro agreste, conducono una vita interamente dipendente dal giovane che provvede a recuperare il cibo. Tra la bella vedova (l'attrice è, secondo me, vittima di una operazione di ricostruzione delle labbra mal riuscita che la atteggia in un perenne ed immutabile broncio) si insinua un certa tensione erotica che alla fine sfocierà in rapporto sessuale dove lui con l'accendino esplora il corpo di lei perché non aveva mai visto una donna nuda e le propone ex abrupto anche un rapporto anale. Si capisce cosi, anche dal successivo arrivo dei gendarmi francesi, che il giovane era un pregiudicato recluso da tempo in un carcere minorile e da qui il fatto che non aveva mai visto donna ma era aduso a rapporti omosessuali. Preso dai gendarmi la vedova apprende che il giovane si è impiccato in cella. Finito.
La storia avrebbe potuto essere trasformata in un buon film ma l'operazione non è riuscita.
Mi è sembrato un film sciatto, con dialoghi banali, tutto teso al rapporto sessuale finale che dovrebbe essere il momento chiarificatore di tutta la storia e sul carattere del giovane. Un po' poco e anche di cattivo gusto.
Dignitosa la ricostruzione dell'epoca e le scene sulla fuga.
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