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Anime erranti

Regia di André Téchiné vedi scheda film

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La recensione su Anime erranti

di ilpanda
8 stelle


Quanto è vero che la speranza è l’ultima a morire… Ebbene sì, dopo solo sette anni (!!!) anche in Italia “Les égarés” ha finalmente trovato una distribuzione, sia pure solo in home-video: onore al merito di 01 Distribution. Il titolo (traduzione: dispersi) è stato malamente tradotto con “Anime erranti”, ma non stiamo troppo a sottilizzare e apprezziamo lo sforzo… Allora, premetto che di opinioni ne scrivo ormai pochissime, ma dato che in rete – chissà perché - non si legge praticamente nulla su questo bel titolo di André Téchiné (né recensioni e né opinioni...) cerco nel mio piccolo di dare un breve contributo.
Ebbene, “Les égarés” è ambientato in Francia nel 1940: i tedeschi sono alle porte di Parigi pronti all'invasione. Odile (Emmanuelle Seigner) fugge con i suoi due figli: Philippe e Cathy. Durante un bombardamento aereo incontrano l'adolescente Yvan (Gaspard Ulliel) che li conduce in una casa abbandonata e isolata, lontana dalla guerra. Mentre i suoi figli, e soprattutto il maggiore Philippe, si legano a lui, Odile è inizialmente perplessa nei confronti del ragazzo, introverso e spigoloso, che però non manca di rendersi utile, procurando il cibo e proteggendo la casa. Quale segreto nasconde il ragazzo e qual è la sua identità?
La storia, che io ho inevitabilmente raccontato molto in breve, è decisamente affascinante e misteriosa, e, pur sviluppandosi in un contesto storico-drammatico, devia in una dimensione indipendente e talvolta onirica. La sceneggiatura, tratta dal romanzo “Le Garcon aux yeux gris” di Gilles Perrault, è molto robusta; si concentra ovviamente nei rapporti che si istaurano tra i protagonisti e le psicologie degli stessi, ma anche alle tensioni, anche sessuali; almeno sino al brusco arrivo dell' “esterno” che rompe gli equilibri creati. Téchiné ci conferma ancora una volta, con questa sua regia incisiva, di essere tra i più dotati cineasti francesi contemporanei. Buone le prove degli attori, che si calano bene nelle rispettive parti, e un plauso alla fotografia: il film anche esteticamente è bellissimo. Tutto perfetto, insomma, tranne che ci abbiamo messo sette anni per poterlo vedere.

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