Regia di Mark Anthony Green vedi scheda film
Il cinema ha spesso indagato il lato oscuro della celebrità, ma Opus, il thriller psicologico diretto da Mark Anthony Green e prodotto da A24, aggiunge un nuovo e inquietante tassello a questa narrazione. Con un cast stellare guidato da John Malkovich e Ayo Edebiri, il film esplora il fascino morboso del culto della personalità e i pericoli dell'adorazione cieca.
La giovane giornalista Ariel (Ayo Edebiri), ambiziosa ma frustrata dalla mancanza di opportunità, riceve un invito esclusivo: partecipare a una listening session dell’enigmatico Moretti (John Malkovich), una leggenda della musica pop sparita dalle scene trent’anni prima. La location è il suo misterioso compound nel deserto, un luogo dove la realtà sembra distorcersi sotto il peso dell'idolatria dei suoi seguaci e dell’adorazione dei media. Ciò che inizia come una semplice opportunità giornalistica si trasforma rapidamente in un incubo quando Ariel scopre che Moretti ha in serbo un piano inquietante.
L’atmosfera del film è carica di tensione, con un uso magistrale della fotografia e del sonoro per creare un senso di disagio crescente. L’influenza di film come Mulholland Drive e Sunset Boulevard è evidente, ma Green porta la sua firma personale, mescolando satira e horror in un racconto avvincente e disturbante.
John Malkovich regala un’interpretazione magnetica nei panni di Moretti, un artista geniale ma manipolatore, capace di soggiogare chiunque lo circondi. Il suo personaggio, ispirato a icone reali come Michael Jackson e David Bowie, rappresenta il lato più estremo della celebrità: un uomo convinto della propria grandezza al punto da giustificare qualsiasi azione. La sua calma inquietante e il suo ego smisurato fanno di lui un villain straordinariamente complesso.
Ayo Edebiri si conferma una delle attrici più versatili della sua generazione, dando vita a un personaggio che sfugge ai cliché dell’horror. Ariel è intelligente, determinata e dotata di un sano scetticismo che la distingue dagli altri presenti nel compound. La sua evoluzione nel corso del film è credibile e coinvolgente, rendendola una protagonista con cui il pubblico può identificarsi.
Oltre ai due protagonisti, Opus vanta un cast di alto livello: Murray Bartlett interpreta il suo capo, un uomo rimasto ancorato al passato, mentre Juliette Lewis brilla nel ruolo di una giornalista di gossip convinta di essere una celebrità a sua volta. Tony Hale offre un tocco di umorismo nero nei panni del pubblicista di Moretti, il cui talento principale è la capacità di vendere illusioni.
Il film affronta tematiche attuali e universali: il fanatismo, il tribalismo culturale e la pericolosa ossessione per le celebrità. La riflessione del regista prende spunto da un aneddoto su Michael Jackson, evidenziando come l'adorazione per un'icona possa accecare al punto da ignorare la realtà più cruda. Opus non offre risposte, ma pone domande inquietanti sulla natura dell'idolatria e sulla vulnerabilità della società contemporanea a dinamiche manipolatorie.
Opus è un film che non lascia indifferenti. Mark Anthony Green firma un debutto alla regia audace e provocatorio, avvalendosi di una sceneggiatura brillante e di un cast in stato di grazia. Con un mix perfetto tra horror psicologico, satira sociale e thriller, il film si inserisce con merito nella tradizione del cinema che indaga il lato più oscuro della fama. E se anche non dovesse riuscire a cambiare il mondo, come auspica il regista, di certo lascerà il pubblico con molte domande e un’iconica immagine di John Malkovich in tuta spaziale scintillante impressa nella memoria.
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