Regia di Jonathan Demme vedi scheda film
Giallorosa in salsa afro-caraibica, con iniezioni di libertà Nouvelle Vague: The Truth about Charlie (che in italiano sarebbe “La verità su Charlie”, non un brutto titolo, ma chissà perché i distributori hanno deciso di lasciarlo in originale) di Jonathan Demme è il remake di un classico hollywoodiano degli anni ’60 (Sciarada di Stanley Donen), girato come quello a Parigi, ma con lo spirito e gli scossoni visivi con cui, negli stessi anni, i registi francesi facevano i loro film. Demme (che ha uno straordinario talento per la commedia anche se premi e Oscar li ha vinti per thriller – Il silenzio degli innocenti – e drammi – Philadelphia) si diverte a mescolare le carte delle suggestioni immaginarie come aveva fatto, per esempio, in Qualcosa di travolgente, che pareva un Hitchcock transitato attraverso la follia surreale del demenziale. Qui, partendo da un intreccio sostanzialmente identico a quello del film del 1963, gioca non sull’intrigo e sulla suspense ma sul pastiche, sulle false piste (anche, ma non solo narrative), i falsi stereotipi (i cattivi che cattivi non sono, la poliziotta che pare solo ambigua, l’ingenua che se la cava benissimo), sulla decostruzione della classica patina hollywoodiana. Il gioco teorico è scoperto: Charles Aznavour, oggi, canta nella stanza accanto a quella in cui i due protagonisti si baciano, le icone della Nouvelle Vague attraversano l’inquadratura, la macchina a mano insegue una Thandie Newton che assomiglia più ad Anna Karina che ad Audrey Hepburn e un Mark Wahlberg che fa di tutto per allontanarsi da Cary Grant. The Truth about Charlie, con la sua “aria” e la sua apparente casualità, ci parla del cinema com’era e com’era stato ribaltato e di quanto potrebbe essergli utile oggi ripartire da quel ribaltamento. Forse il meccanismo delle sovrapposizioni colte è un po’ troppo a vista, ma non guasta il divertimento. Di sicuro il dialogo e i due protagonisti non valgono gli impagabili modelli; ma in anni di remake di mortale piattezza, almeno questa operazione ha un preciso significato estetico.
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