Regia di Walter Bernstein vedi scheda film
Ha il sapore della vecchia commedia americana E io mi gioco la bambina, tanto che a esserne all'oscuro non avrei mai e poi mai datato la pellicola al 1980 collocandola invece nel decennio precedente se non addirittura qualche anno più indietro. Ingenuità mia o valutazione resa accettabile da circostanze attenuanti?
Il film ha tutti i pregi della commedia classica a partire da un cast di prim'ordine che vede in scena star del calibro di Walter Matthau, Julie Andrews, Tony Curtis e caratteristi d'eccezione quali Bob Newhart (ora Professor Proton in Big Bang Theory) e Brian Dennhey (il poliziotto fetente in Rambo).
Tristezza (Walter Matthau) è un bookmaker che gestisce una sala scommesse ippiche, uomo attaccato ai soldi, burbero e cinico all'inverosimile. È aiutato nella gestione della sua attività dall'amico Angustia (Bob Newhart), altro allegrone, e minacciato da Blackie (Tony Curtis), vecchio amico ora divenuto un pericoloso gangster. Nella disordinata gestione quotidiana degli affari, un giocatore incallito indebitatosi fino al collo lascia in pegno a Tristezza la sua piccola bambina (Sara Stimson) con la promessa di tornare a prenderla con i soldi dovuti.
Ovviamente l'uomo sparisce e il cinico Tristezza si troverà a dover gestire h24 questa piccola bambina districandosi tra il lavoro all'agenzia (clandestina), le minacce di Blackie, l'interesse della polizia e le avances della fidanzata di Blackie, Amanda (Julie Andrews).
La prima parte del film, quella in cui poco alla volta si delinea la vicenda, è divertentissima. La battuta sempre pronta e altamente cinica di Matthau non ha pietà per nessuno: anziani, bambini, spiantati, sono tutti bersagli perfetti per il grande mattatore. Ottima la ricostruzione d'ambiente degli anni '30, decennio in cui il film è ambientato. Andando avanti con lo sviluppo si inseriscono i due filoni sentimentali della pellicola, l'affetto reciproco tra la dolce bambina e il burbero omone e la simpatia reciproca, nascosta ovviamente sotto una profonda coltre d'astio apparente, tra Tristezza e Amanda. Il ritmo rallenta e le gag lasciano spazio anche a momenti più dolci e commoventi.
Nel complesso il film, remake dell'omonimo del 1934 con Shirley Temple, è davvero ben riuscito, la faccia di bronzo di Matthau, sostenuta da tutto il cast, garantisce abbondanti risate e sporadiche tenerezze. Da recuperare soprattutto per chi ama la commedia americana dei tempi andati, anche quelle prodotte nei decenni precedenti a questa.
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