Regia di Walter Bernstein vedi scheda film
Riuscita commedia romantica in ambiente gangsteristico ricostruito con precisione e sceneggiato con intelligenza, in tempi più dementi altri produttori avrebbero bombardato gli spettatori con riprese fluviali sulle smorfie della piccola che viene lasciata come pegno al bookmaker Tristezza ma Bernstein non commette questo errore e concede spazio alla bambina quel tanto che basta per farcela amare alla follia come succede al burbero dal cuore d'oro interpretato da un Matthau perfettamente a suo agio con il personaggio con la piccola e con la grande attrice del film una splendida Julie Andrews vestita con grande classe che dimostra una volta di più le sua capacità di interprete troppo spesso offuscate dai canti e dai balli più facili da tenere a mente per gli spettatori.
Tristezza dopo aver appreso del suicidio del padre della bambina le si affeziona ogni minuto di più rivelando un carattere generoso che lo costringe ad azzerare debiti e scoperchiare pavimenti imbottiti di dollari per non farle mancare niente; i personaggi di contorno non sono tutti ben delineati ma agevolano comunque l'incedere del film che concede anche qualche bella risata come quando Tristezza entra nella bisca di Tony Curtis e il buttafuori lo stoppa ma lui non batte ciglio e lo liquida dicendogli "Non farmi ridere ho le labbra screpolate", forse è proprio il duo Curtis - Dennehy, rispettivamente boss e tirapiedi antagonisti di Mattahau a non convincere troppo pur non sfigurando mentre trovo riuscitissimo il ruolo di spalla affidato a Bob Newhart che concede un'altra bella battuta sul ritratto che la bambina ha fatto di Tristezza disegnando quattro cerchi sulla lavagna e il cameo finale della carismatica Lee Grant nel ruolo del giudice di pace.
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