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Diamanti

Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film

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La recensione su Diamanti

di port cros
6 stelle

Negli anni 70 le sorelle Canova dirigono una grande sartoria romana che produce costumi per il cinema ed il teatro ed impiega un piccolo esercito di stiliste, modelliste, ricamatrici, sarte , ciascuna con le sue idiosincrasie, ansie e manie professionali ed i suoi piccoli o grandi drammi nella vita personale al di fuori dal posto di lavoro, tra amori finiti male, figli problematici e mariti maneschi. La sartoria riceve un'impegnativa e prestigiosa commessa per un importante film storico in costume, che con il suo sovraccarico di lavoro farà aumentare le tensioni e le rivalità ma anche e soprattutto rafforzerà la solidarietà del gruppo.

 

L'intento dichiarato del regista nello scrivere e girare quest'opera corale che mescola melodramma e commedia è infatti celebrare la solidarietà femminile o “sorellanza” , che trova la sua massima espressione quando le protagoniste si riuniscono a mangiare e chiacchierare insieme intorno ad una tavolata in cortile che rimanda alle celebri terrazze delle Fate Ignoranti. Nella sua mai celata ambizione di voler essere l'Almodóvar italiano, Ozpetek riunisce un cast femminile di dimensioni ingombranti. In questo gineceo (o “vaginodromo” come viene definito all'inizio) spicca la bravura di Luisa Ranieri, Vanessa Scalera e Carla Signoris ; Ozpetek sa valorizzare dopo tanti anni di assenza dagli schermi una dolce Mara Venier in un ruolo materno e culinario, mentre Geppi Cucciari si limita a riproporre il suo personaggio televisivo. Sullo schermo appaiono anche, in ruoli più o meno corposi, Jasmine Trinca, Anna Ferzetti, Aurora Giovinazzo, Nicole Grimaudo, Milena Mancini, Paola Minaccioni, Kasia Smutniak, Giselda Volodi, Sara Bosi, Loredana Cannata, Milena Vukotic e Elena Sofia Ricci (in un singolare ruolo cancellato dalla sceneggiatura). Limitato ovviamente il cast maschile, con piccole parti per Stefano Accorsi, Vinicio Marchioni ed un inspiegabile Luca Barbarossa.

 

Un problema dell'avere così tante protagoniste è che la trama intreccia fin troppe storie, tutte drammatiche, perdendosi in troppi rivoli narrativi impossibili da approfondire tutti adeguatamente, così qualche sottotrama si perde nella piattezza da soap opera (alcuni commentatori hanno accusato Ozpetek di aver copiato la serie di Rai Uno Il Paradiso delle Signore, che io non ho visto per cui non mi esprimo). Non mi è invece sfuggito, nell'immancabile storia di violenza domestica, il richiamo a C'é ancora domani, affidando a Vinicio Marchioni il ruolo maschile opposto a quello interpretato nel film di Paola Cortellesi. Una scelta che non mi ha convinto è la ripetuta rottura metacinematografica della finzione narrativa per rappresentare le riunioni preparatorie con il cast, anche queste intorno all'immancabile tavolata all'aperto, in cui Ozpetek non resiste alla tentazione di filmarsi ed autocelebrarsi.

 

Dove invece il film funziona è nelle parti in cui si concede spazio sufficiente per l'esplorazione introspettiva della complessità, della forza e della vulnerabilità del femminile, dosando il giusto mix di amarezza e ironia, e dove il regista sa valorizzare la bravura dei suoi “diamanti”, soprattutto della Ranieri (la capa dalla scorza rigida e dal cuore morbido) per il dramma e della Signoris (la capricciosa diva del teatro ispirata a Valentina Cortese) per la commedia. Non manca ovviamente l'omaggio cinefilo al cinema italiano del passato ed in particolare alla creatività delle maestranze del settore costumi che hanno contribuito a costruirne la magia. Tra stoffe, velluti, broccati, corpetti, manichini e macchine da cucire, Diamanti vanta una messinscena elegante nelle scenografie ed ovviamente nei costumi affidati a Stefano Ciammitti. Peccato che proprio l'abito, confezionato durante un pranzo, che dovrebbe rappresentare il climax della vicenda non sia un granché, anzi è bruttarello con quelle specie di tubi, tanto che si sono ben guardati dall'utilizzarne l'immagine nei poster e locandine del film che mostrano invece un modello più classico. La colonna sonora è impreziosita dalle voci di Mina e Giorgia con brani inediti e di Patty Pravo con un suo classico dell'epoca.

 

Diamanti è quindi un'opera discontinua in parte riuscita, la cui visione è un po' una corsa sulle montagne russe in cui a belle sequenze che sanno commuovere e divertire ne seguono immancabilmente altre banali e superficiali, con alcune cadute addirittura imbarazzanti (i due ragazzi muscolosi che cantano le canzoni). Il successo al botteghino nel periodo natalizio dimostra comunque che la produzione è stata capace di indovinare quello che il pubblico vuole e forse alcuni di quelli che sono per me limiti corrispondono invece proprio al gusto contemporaneo delle masse degli spettatori e soprattutto delle spettatrici a cui il film si rivolge.

 

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