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Diamanti

Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film

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La recensione su Diamanti

di diomede917
4 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: DIAMANTI

Con Diamanti Ferzan Ozpetek firma il suo film più autoreferenziale della sua carriera mettendosi al centro fin dalla prima inquadratura approfittando della convocazione delle attrici che hanno fatto parte del suo universo e il benvenuto ai nuovi ingressi come Vanessa Scalera e Geppi Cucciari (tra l’altro le due più in parte). Un benvenuto fatto a casa sua, la classica tavolata da terrazza con il sole che le bacia e tantissimo cibo fatto non dalla Sora Lella ma da Zia Mara Venier e lo chiude con la cinepresa che lo segue passo passo manco fosse un documentario di SKY.

Tra l’altro gli è un po' presa la mano sul fatto che sia il Pedro Almodovar italiano al punto di dedicare il film a Mariangela Melato, Virna Lisi e Monica Vitti (le attrici che avrebbe voluto dirigere) cosi come fece il regista spagnolo con Bette Davis, Gena Rowlands e Romy Schneider per il suo Tutto su mia madre film corale e al femminile.

Ozpetek torna al cinema dopo il suo deludente film Netflix Cinema Olimpo (anch’esso ambientato negli anni ’70) e a 5 anni dall’ultima volta in sala (anche quella volta per Natale) con il grande successo commerciale della Dea Fortuna.

Il film si apre con questo “Vaginodromo” composto da 18 attrici che si trovano catapultate dentro le pagine scritte appositamente per loro dal regista turco. Siamo nei pieni anni ’70 e al centro della storia abbiamo la Sartoria Canova, un punto di riferimento per il cinema italiano gestito da due sorelle da temperamento segnato dai dolori della vita. Alberta la maggiore è una donna con una corazza al posto del cuore per colpa di un amore che sembra uscito da Un Amore Splendido ma al contrario (Luisa Ranieri finalmente grande protagonista) e Gabriella una donna che si è completamente annullata dal dramma che l’ha colpita 5 anni prima.

Il riferimento di base è la leggendaria Sartoria Tirelli frequentata da Ozpetek quando faceva il factotum agli inizi della carriera, sartoria famosa per aver realizzato i costumi del Gattopardo e diciamo che i personaggi del regista Lorenzo (Stefano Accorsi) e della costumista da Oscar Bianca Vega (Vanessa Scalera) sono ispirati e non poco a Luchino Visconti e a Piero Tosi (punto di riferimento per tutto l’ambiente. Alberta alla neoassunta Giuseppina le dice chiaro e tondo “Se non sai chi è Piero Tosi non puoi fare la sarta”).

Dietro alla realizzazione dei costumi per questo film monumentale si intrecciano i destini delle sarte formiche che lavorano nell’Atelier.

Abbiamo Milena Mancini che interpreta Nicoletta, timida e popolana vittima di violenze domestiche che sembrano uscite paro paro da C’è ancora Domani. Vinicio Marchioni ha imparato così bene la parte che dal film della Cortellesi si è preso pure i baffi di Valerio Mastandrea. Lunetta Savino vedova milf con bollori nascosti. Anna Ferzetti sedotta e abbandonata da un bravissimo uomo turco che l’ha lasciata con un bambino piccolo e una spilla di poco valore. Paola Minaccioni alle prese con un figlio affetto da Hikikomori, problematica tipica degli anni della contestazione giovanile. Geppi Cucciari la donna che ha avuto la forza di mollare un fidanzato violento e con le sue battute massacra chi la circonda.

Tutte queste storie sono accompagnate dalla colonna sonora di Mina e Patty Pravo, cantate da autentici maschi oggetto in balia delle Avanches da caserma delle donne della sartoria.

Infatti, la domanda che mi sono posto in questo film tutto al femminile è: Ma gli uomini raccontati sono proprio questi qua?

Una regista donna avrebbe veramente usato questo punto di vista.

I ragazzi sono tutti dei bonazzi con bicipiti in evidenza, un lessico basico e rappresentati come dovesse fare un film porno vintage o andare a ballare sopra il carro del gay pride.

Nonostante la bravura e la bellezza delle sue protagoniste (da vedere lo sfogo di Vanessa Scalera e Luisa Ranieri nei confronti delle sarte che ce la stanno veramente mettendo tutta) si ha la sensazione che è proprio Ferzan Ozpetek non sia all’altezza del suo cast. Il suo punto di vista femminile lo trovo fortemente stereotipato e poco distante dalle fiction tipo Il paradiso delle Signore.

Ma il suo pubblico lo ama e le sale piene lo testimoniano, di lui accettano tutto pure il suo primo piano con l’occhietto ammiccante.

Sinceramente io lo ringrazio solo per il monologo che fa dire all’ex ballerina usata da tutti Mara Venier mentre pulisce i fagiolini.

Per il resto una tacca sopra le soap turche che dominano su Mediaset.

P.S. Carmine Recano con il look di Antonio Banderas in Dolor y Gloria poteva risparmiarcelo.

Ferzan non ci siamo

Voto 4

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