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Diamanti

Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film

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La recensione su Diamanti

di gaiart
4 stelle

Ottimo lo spunto. Uggioso il risultato! Seppur omaggio al cinema, alla potenza di chi, come tante piccole formiche, ne intesse i costumi dietro le quinte, LE DONNE, ruolo spesso dimenticato, Diamanti ha invece i dialoghi di una soap turca. O, al massimo della gioia, venezuelana.

Ottimo lo spunto.

 

Uggioso il risultato!

 

Seppur omaggio al cinema, alla potenza di chi, come tante piccole formiche, ne intesse i costumi dietro le quinte, LE DONNE, ruolo spesso dimenticato, Diamanti ha invece i dialoghi di una soap turca.

 

O, al massimo della gioia, venezuelana.

 

Peccato! Peccato davvero. Perchè i tempi sono lunghi, lenti, annacquati e ne rovinano un'idea originale. 

 

Perchè i dialoghi soporiferi, sono spesso autoreferenziali, ridondanti.  

 

Piatti. Come quelli che sfodera dalla cucina Mara Venier continuamente.

 

E ahimè piatti, come i personaggi che li vestono. Usciti da una scrittura trasandata, forse rimaneggiata. Di sicuro Anisocorica.

 

 

 

Psicologie nulle. Idee poche e, quelle poche, reiterate. Dette, ridette non aggiungono al cinema, anzi tolgono. Soprattutto alle donne e soprattutto in dignità.

 

 

Si parla di un dream team di sarte costumiste, un gineceo o 'vaginodromo' in cui al lavoro ognuna porta i propri problemi di donna, moglie, madre.

 

Si parla di violenza sulle donne, di figli Hikikomori , di sessualità represse, menopause o meno, problemi di soldi e gestione case.

 

Tutto, anzi troppo.

 

I colpi di coda li dà Geppi Cucciari che riesce, con battute feroci e ilari, come solo lei sa fare, a svegliare dal torpore.

 

 

Luisa Ranieri in questo film pare più preoccupata dei primi piani che dei sostegni emotivi inesistenti. Gli attori tutti volti noti, ma algidi, sembrano non essere in ascolto tra di loro.

 

 

Prese singolarmente sembrano funzionare, ma è il collettivo che tradisce, la supervisione autoriale e registica mancante o assopita anch'essa.

 

 

Peccato perchè l'idea era buona i costumi perfetti, soprattutto la veste a sorpresa finale.

 

 

Nel mettere in scena arte, povertà o umilità di vite, (come con la Cortellesi), spesso ci si dimentica che sono esistiti macigni visivi, potenze espressive indimenticabili, come quelle del neorealismo che rendono tutto il nuovo che si rifà a loro, non diamanti, bensì acqua fresca. 

 

 

 

 

 

 

 

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