Regia di Lars von Trier vedi scheda film
Dogville, letteralmente: la città del cane. Ma anche città dei cani o città cane. Come a dire: la civis tenuta o che tiene al guinzaglio, che dà (mafiosamente) in cambio di, miglior amica dell’uomo ma pur sempre ringhiosa e pronta a mordere, animale sociale eppure, all’osso, animale, istinto primordiale. Forse la forma istituzionalizzata e accettata della comunità si può dire migliore della violenza e dell’egoismo gangstaristico? Tanto sgradevole quanto indubitamente sublime il capolavoro di Von Trier. Formalmente rivoluzionario e avanguardista eppure impeccabilmente cinematografico. Il teatro violenta e si impadronisce del grande schermo, così come l’accozzaglia dei caratteri universalmente med(iocr)i che ammorba la scena abusa della Grazia, una Kidman apparentemente martire indifesa. Apocalittico finale liberatorio tanto pessimista quanto inevitabile e catartico, almeno per lo spettatore più impulsivo. Da vedere scevri da impianti filmici tradizionali.
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