Regia di Lars von Trier vedi scheda film
La messa in scena è tutto: un omaggio al teatro prima ancora che al cinema, per Von Trier che è da sempre sostenitore di un assoluto verismo nella finzione cinematografica. Contraddittorio (ed estremo) finchè si vuole, Dogville è comunque un esperimento perfettamente riuscito sulle potenzialità dell'opera-film proiettata nel terzo millennio. C'è tutto il fascino del minimale allestimento teatrale, che sa di antico e di povero, ma c'è pure una storia romanzesca ed una camera dinamica a seguire gli avvenimenti con sguardo curioso al servizio dello spettatore innanzitutto - caratteristica questa prettamente cinematografica. C'è anche la Kidman, bravissima, da non dimenticare, con un ottimo cast attorno. Al di là della resa scenica c'è comunque un racconto pregno di significati, cattolico e critico al tempo stesso - l'uomo è peccatore per natura e la Grazia, Grace, è venuta a salvarlo: invano -, dotato di una morale profondamente umana (dove non può arrivare la redenzione, ecco spianata la strada per la vendetta).
Una ragazza arriva a Dogville, quieto paesino americano. Gli abitanti, bigotti e reazionari, faticano ad accettare il suo ingresso nella piccola comunità, fino ad arrivare a sfruttarla e ad abusare fisicamente di lei. Ma il padre della ragazza irrompe infine a Dogville: è un boss malavitoso ed è animato da intenzioni di vendetta.
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