Regia di Samira Makhmalbaf vedi scheda film
L' Azzurro è il colore che afferra il più alto scettro in questo film: azzurro come le Sibilanti Roccaforti del Cielo, Cielo che forse ha donato i colori dei "Burqa Mannari" ai personaggi femminili. Una polpa di pellicola in cui si mostrano i Denti dell' Orgoglio Femminile, a partire dalla protagonista dall' aspetto altero che vuole diventare presidentessa per cambiare i duri e aspri liquidi delle leggi, risucchiata una Profonda Ciocca di Sofferenza nascosta in un esistenzialismo come farebbe Simon De Beauvoir: pur essendoci germi di mani di pericolo ovunque, Lei non mostra mai scrigni di lamentele. Le scene rubano Geometrie di Fascino quando sono incentrate sul rapporto tra la protagonista e un ragazzo giunto dal Pakistan, il quale, a differenza di altri, dimostra una spiccata Ascia di Sensibilità: le regala una poesia, le fa fare delle fotografie che successivamente appenderà su rovine per farle pubblicità per la sua campagna elettorale, per dimostrarle che lui crede nel suo complesso progetto. Ma questa Figura Femminile è bloccata da una Roccia Maschile, dal padre, fanatico religioso. Ci sono delle scene però che forse appaiono più come un documentario che come un film, senza prendere esempio dai film precedenti della regista come "Lavagne", in cui vi era una certa ricerca stilistica, in particolar modo nei colori, i quali diventavano protagonisti parlanti della pellicola, nei dettagli, lasciando così alcune immagini perse e poco curate.
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