Regia di William Wyler vedi scheda film
Robusto melodramma che come spesso capita in Wyler si intreccia con la condizione sociale dei protagonisti, espandendo il territorio mélo nei limiti esistenziali imposti dalla società. Poi ci sono i limiti intrinsechi dell'uomo e su questi non c'è sistema che tenga, visto la loro origine ancestrale, così la frustrazione che genera l'inappagamento costante è da sempre il 'motore' della vita. Colto questo importante aspetto di genere (e d'autore, un autore praticamente all'inizio della sua prestigiosa carriera) che caratterizza la componente psicologica del dramma, Dodsworth è importante anche come istantanea di un periodo storico (prima della 2° Guerra Mondiale) e del rapporto fra le due sponde dell'Atlantico, con gli USA non ancora prima potenza e con sensi d'inferiorità rispetto alla forte personalità (ma ormai passata e decadente) della madre Europa. Significativa la seguente battuta del grande Walter Huston ripreso sul senso di civiltà vero o presunto che il vecchio continente esprimeva:
- A me non interessa, o non ne penso un gran che, forse ospedali puliti, autostrade e niente soldati sula frontiera del Canada, sono molto più vicini alla mia idea di civiltà...
Proprio le intense prove attoriali danno ancora più valore a questo bel film, che riesce ad esplorare, con una notevole intensità, delle dinamiche di coppia che da sempre condizionano i nostri rapporti. Poi lo sguardo malinconico e innamorato della meravigliosa Mary Astor..........
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