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Familia

Regia di Francesco Costabile vedi scheda film

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La recensione su Familia

di barabbovich
8 stelle

Attenzione! Spoiler! Nel 2008 il ventenne Luigi Celeste (Gheghi), non potendone più dei continui soprusi del padre (Di Leva) ai danni della madre (Ronchi), uccise il genitore. Il gesto gli costò nove anni di carcere, durante i quali - ci racconta la cronaca - si laureò per poi diventare un esperto di sicurezza informatica. Il secondo film di Francesco Costabile torna ancora, dopo Una femmina, a raccontare una storia di violenza domestica. E lo fa a partire dall'autobiografia di Luigi (Non sarà sempre così): una traiettoria esistenziale che - dalla modestissima casa nella borgata romana dove viveva con il fratello e i genitori - passa per l'affidamento a una casa famiglia, la separazione dalla madre, lo stalking continuo da parte del padre ai danni della donna, il rapporto con il fratello (Cicalese) e l'adesione a un gruppo neofascista che diventa il viatico del protagonista verso un'ulteriore forma di violenza. Sta proprio in questo eccesso di materiale narrativo l'unico neo di un film che, alla pari di quel gioiello spagnolo sul medesimo argomento che fu Ti do i miei occhi, riesce a raccontare un tema purtroppo sempre più attuale senza alcuna concessione alla retorica. E se Barbara Ronchi restituisce pienamente i timori e i silenzi di una donna costretta suo malgrado al ruolo di vittima, interpretando un personaggio gemello di quello di Io e il secco, Francesco Gheghi riesce a infondere al suo Luigi quel misto di furore e dolcezza che ci regala una prova memorabile.

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