Regia di Anthony Greepy (Primo Zeglio) vedi scheda film
Sconclusionato quanto piacevole.
Filmetto sullo stile del genere peplum, ambientato all’epoca dei popoli mongoli (almeno, così parrebbe), non privo di inesattezze, ingenuità di trama e cadute di tensione. Per dire, quello che stando al titolo dovrebbe essere il momento chiave dell’opera, ovvero le sette sfide all’ultimo sangue tra i due clan in attrito, coincide forse con la fase più noiosa del film. Nemmeno un dialogo, colonna sonora assurdamente ripetitiva, e sequenza tirata esageratamente per le lunghe (quasi un quarto d’ora). Non so se il regista voleva ripetere la magnificenza della scena delle corse delle quadrighe in Ben Hur, ma siamo molto lontani. Amori e odi sono disegnati in maniera particolarmente basica e scolastica: i personaggi o uccidono, o si strusciano contro la prima che incontrano. Siamo nella tradizione del film di genere italiano. Non dispiace invece la rappresentazione del potere: spesse volte mi chiedevo come mai individui così grandi e grossi come quelli della tribù di Amok (il nostro villain) non piantassero una spada nel petto del Sira Kan, il grande capo, la cui autorità e potere erano pressoché incomprensibili, basati proprio sul nulla: più parole - di morte, of course - che fatti. Domanda sciocca, credo. Poi il regista però mi ha accontentato, e tanti saluti al poderoso Sira Kan, il cui potere non era effettivamente meno evanescente di un’ombra. Nella sua resa clamorosamente naif, Le sette sfide cattura meglio di tanti altri film più titolati quanto sia passeggera la gloria del mondo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta