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Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film

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La recensione su Here

di port cros
7 stelle

Un'inquadratura fissa nello stesso punto attraverso le epoche, con un focus sul soggiorno della casa della famiglia che vi abita tra il 1945 ed il 2015. Zemeckis riesce a mantenere la coerenza delle sue premesse di esperimento audace , a dinamizzare un punto di vista statico e a riflettere sull'esperienza umana attraverso lo scorrere del tempo.

 

Robin Wright, Tom Hanks

Here (2024): Robin Wright, Tom Hanks

 

Un inquadratura fissa nello stesso punto (here) dalla preistoria dei dinosauri fino ad oggi, inquadrando lo stesso luogo attraverso le epoche, passando l'era glaciale, l'età precolombiana , quella dei i coloni e la guerra di indipendenza americana. Ai primi del 900 il punto di vista è inglobato dalla costruzione di una casa, guardando da allora sul suo soggiorno, abitata dalla famiglia di un aviatore e poi da un inventore di poltrone reclinabili relax. Alla fine degli anni 40 la casa viene acquistata dal giovane reduce della II Guerra Mondiale Al (Paul Bettany) e dalla moglie Rose (Kelly Reilly ). Lì la coppia cresce i tre figli, tra cui il primogenito Richard (Tom Hanks) che resterà a vivere nella stessa dimora anche dopo il matrimonio con Margaret (Robin Wright) e la nascita della figlia, fino alla propria stessa vecchiaia, quando ormai nel XXI secolo la venderà ad una famiglia afroamericana. La vita familiare di Richard prima con i genitori e poi con la moglie è il perno della pellicola, con le altre epoche a svolgere più la funzione di flashback o flashforward sulla trama principale.

 

Basato sull'omonimo fumetto del 2014 di Richard McGuire che adottava sulla pagina disegnata le medesime premesse, Here riunisce dopo trent'anni il cast di Forrest Gump: il regista Robert Zemeckis e i protagonisti Hanks e Wright, ma anche co-sceneggiatore Eric Roth , compositore, direttore della fotografia, costumista e sound designer.

Invece di seguire una prevedibile scansione cronologica il film si dipana in maniera non lineare, balzando avanti e indietro tra le epoche. L'inquadratura della macchina da presa resta fissa per tutto il film e solo al minuto finale le si concede di schiodarsi per mostrare un angolo della cucina e poi di alzarsi a volo d'uccello per svelare finalmente la casa. Se la cinepresa è fissa, il regista evita la staticità da teatro filmato e crea comunque movimento tracciando dei riquadri all'interno dell'inquadratura che consentono per brevi parentesi ad epoche diverse di convivere sullo schermo. Il movimento è poi quello lungo l'asse temporale, con le continue dissolvenze avanti e indietro nel tempo che mostrano il susseguirsi degli inquilini, dei festeggiamenti in famiglia per Natale e il Giorno del Ringraziamento , le ristrutturazioni, il mobilio e la tinteggiatura che cambiano attraverso i decenni così come gli elettrodomestici, i programmi alla tv, la musica e l'abbigliamento. In due brevi momenti Zemeckis fa sparire la parete per mostraci cosa avviene sulla strada all'esterno , che per la maggior parte del tempo scorgiamo attraverso la grande finestra del soggiorno che dà sulla più antica casa di fronte. In un altro ci mostra dal retro la proiezione di un filmino natalizio che abbiamo visto filmare due decenni prima. I personaggi invecchiano e gli attori ringiovaniscono grazie ai prodigi degli effetti speciali del digital de-aging coadiuvati dall'intelligenza artificiale, ormai giunti ad un livello di verosimiglianza da rendere plausibile un Tom Hanks diciottenne o ottantenne. D'altronde Zemeckis da sempre ha caratterizzato il suo cinema con l'utilizzo di tecnologie di avanguardia che ampliano le potenzialità dell'immagine filmata, basti pensare a Chi ha Incastrato Roger Rabbit che faceva convivere nella stessa inquadratura attori a cartoni animati e Forrest Gump, dove gli attori interagivano con figure storiche ormai scomparse.

 

Tom Hanks

Here (2024): Tom Hanks

 

Ridotta a pochi momenti la melassa e schivata la retorica, Here riesce ad essere commovente e nostalgico senza scadere nel melenso e a far riflettere sull'esperienza umana attraverso i periodi storici con i suoi mutamenti radicali ma anche le costanti immutabili, sulla mortalità degli individui e la prosecuzione della società e della specie attraverso il tempo. La riflessione si sofferma in particolare sulla generazione dell'autore, quella dei baby boomers, ed al settantennio corrispondente all'incirca alla vita di Zemeckis, a cui il regista guarda con nostalgia, affetto, ma anche con una certa disillusione. 

I temi del viaggio attraverso il tempo e la storia americana dalla seconda metà de 900 che il regista aveva già toccato in modo diverso in opere come Ritorno al Futuro e appunto Forrest Gump sono qui declinati in una dimensione più intima, in cui lo spettatore è invitato a rispecchiarsi nelle piccole storie personali e familiari degli abitanti della casa. Forse proprio per questo nella trama non sono inserite grandi svolte drammatiche e la vite che ci scorrono davanti sono abbastanza ordinarie, con le gioie e i drammi della vita quotidiana della maggior parte di noi: l'amore , il matrimonio, la malattia , la perdita del lavoro , quella della memoria, i figli che crescono e poi se ne vanno, i rimpianti, i divorzi, la vedovanza. C'è anche un certa ripetitività, che serve però a sottolineare la circolarità dell'esperienza umana attraverso le generazioni.

Il film è stato per questo criticato da alcuni per essere narrativamente debole ed intrappolato nel proprio espediente fine a se stesso. Tuttavia, se è pur vero che personaggi e situazioni sono limitati da una innegabile semplicità, quello che colpisce dell'ultima opera di Robert Zemeckis è come riesca a mantenere la coerenza delle sue premesse di esperimento audace del linguaggio cinematografico, almeno nel contesto del cinema mainstream a cui appartiene, con la scelta della prospettiva unica che quasi ci costringe ad essere testimoni degli eventi che le capitano davanti. Una scelta immersiva che ovviamente impone dei limiti a livello narrativo, ma che il regista riesce con abilità a dinamizzare e a non ridurre mai ad un mero esercizio di stile.

 

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