Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film
Robert Zemeckis non è solo uno dei cineasti più importanti dalla fine degli anni Settanta ad oggi ma anche uno di quelli che maggiormente crede nel potenziale tecnologico del cinema. Lo ha dimostrato più volte nel corso della sua carriera, si pensi ai celebri fotomontaggi di Forrest Gump, agli effetti cartooneschi di Chi ha incastrato Roger Rabbit, senza dimenticare il primo film d'animazione realizzato interamente grazie alla tecnologia motion capture, ossia Polar Express, da lui diretto nel 2004. Ora, nel 2025, esce al cinema l'ennesima sfida del regista di Chicago, Here, basato sull'omonimo fumetto di Richard McGuire e sceneggiato dallo stesso Zemeckis in collaborazione con Eric Roth. Tra i membri del cast figurano Tom Hanks, Robin Wright, Paul Bettany, Kelly Reilly e altri.
La peculiarità di questo film è il suo essere costituito da un'unica inquadratura fissa. La telecamera non si sposta mai e per tutta la durata della pellicola i diversi personaggi agiscono di fronte ad essa, come se il salotto della casa in cui gli eventi si susseguono fosse il palcoscenico di un teatro. In aggiunta, lo scenario ripreso cambia continuamente attraverso le varie epoche della storia americana: dalla preistoria al diciottesimo secolo, dall'inizio del Novecento agli anni Duemila e così via. Naturalmente ciò implica anche il cambio costante dei proprietari che hanno vissuto lì. L'ordine, infine, non è cronologico, bensì casuale. Un attimo prima siamo agli albori del secolo scorso, l'attimo dopo assistiamo ad una battuta di caccia dei nativi americani, per poi ritrovarci catapultati negli anni Cinquanta. Il film è sostanzialmente questo, un andirivieni temporale interrotto solo dai titoli di coda che sopraggiungono dopo poco più di un'ora e mezza di visione. Il montaggio stesso è interno all'inquadratura ma Zemeckis ricorre ad un ulteriore trucchetto. Crea in continuazione dei riquadri all'interno della scena filmata, arrivando ad unire momenti storici diversi tra loro che si intrecciano con una sorprendente armonia. Che dire? Ancora una volta il regista ci stupisce con la sua totale padronanza del mezzo audiovisivo. La costruzione filmica è talmente ricercata, originale e ben gestita da rubare quasi la scena a tutto ciò che si muove in quella stretta immagine rettangolare, il che è sia un bene che un male. Bene per gli occhi, un po' meno per gli eventi raccontati.
Sfruttando quest'idea molto interessante, Zemeckis materializza su grande schermo un vero e proprio album di ricordi in movimento, un omaggio a coloro che ci hanno preceduto. Il flusso inarrestabile del tempo, così ben restituito allo spettatore, ci spinge a riflettere sulla nostra esistenza, sicuramente passeggera ma anche unica per ciascuno di noi. Un inno alla nostalgia, alla Storia e alla vita che cambia, ogni volta ricominciando, per sempre. Il fascino dell'operazione sta anche nell'osservare il cambiamento delle abitudini, dell'arredamento, del vestiario e delle tecnologie. L'uomo ha fatto grandi passi in avanti e il film non fa che ricordarcelo, spingendoci a immaginare il passato più lontano rievocando al contempo quello più vicino in cui c'eravamo anche noi. Purtroppo, però, non tutte le storie hanno la stessa rilevanza per Zemeckis. Il regista, per motivazioni anche comprensibili, sceglie di privilegiare, tra tutte, la famiglia di cui fa parte Tom Hanks, che è di fatto quella mostrata più spesso. Sarebbe stato interessante approfondire anche gli altri abitanti della casa con la stessa precisione. Un vero peccato. Inoltre, il ritratto è quello di un'umanità semplice e ordinaria, che tradotto significa esibizione di storie di persone comuni, prive di eccezionalità. Questo rende il film più realistico ma al contempo non troppo emozionante.
Here è un esperimento che privilegia la tecnica e la riflessione che scaturisce dalla sua visione. Nel farlo, probabilmente finisce con l'abbassare la carica emotiva dei personaggi e delle situazioni ma va bene così. L'originalità merita sempre una menzione d'onore e il film ne ha da vendere. Il tempo passa, tanto nel cinema quanto nella vita vera e Zemeckis non solo ne è consapevole ma riesce anche a parlarne con intelligenza. L'esperimento è riuscito? Direi di si.
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