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Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film

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La recensione su Here

di LAMPUR
8 stelle

locandina

Here (2024): locandina

 

Raffinato e geniale.
Ti lascia a bocca aperta già la prima auto che sfoglia il tempo attraverso la grande e luminosa finestra della sala con camino, accennando subito un montaggio strepitoso ad intersecare finestre di dialogo tra innumerevoli epoche di narrazione, rendendole fluide, compatibili, essenziali.
Una sfida alla relatività subito chiara.
Ennesima prova magistrale di Zemeckis, che provoca le convenzioni e il déjà vu, elargendo suggestioni e commozione con una tecnica di regia colma di finissime chicche, come il controcampo che sfrutta il temporaneo passaggio di una specchiera davanti la camera fissa.

Ricercato e creativo.
Una storia millenaria di futuro che si accavalla con la tecnica più elementare che esista. La camera fissa e la storia a srotolarsi, affamata di eventi, e noi affacciati allo schermo, cinema frenetico nel cinema immobile, come una finestra di fronte alla finestra, e mille riquadri ad intersecarsi voraci, impietosi, veloci, curiosi e i protagonisti ad inquadrare, metterci sogno, avvertire ordine e disordine, emozione, rabbia, attesa, disagio e lo spettatore a riconoscersi. Avrei forse dedicato più spazio alle storie parallele, quelle che spazio temporalmente precedono e seguono Tom Hanks e Robin Wright, ma comprendo la scelta di non pungolare oltre un livello di attenzione già ampiamente sollecitato.

 

Tom Hanks, Robin Wright

Here (2024): Tom Hanks, Robin Wright


Sottile ed estroso.
Dal magma originario fino allo schermo piatto HD, quel riquadro di mondo concepirà  passioni, desideri e rimpianto; si chiederà, come ci chiediamo tutti noi, cosa sarà del futuro, e lo disegnerà sapientemente, calpestando sempre la medesima porzione di mondo, identico palcoscenico ad ospitare nuove messe in scena.
E penso anche io, mentre digito al pc, a chi è stato seduto prima di me, in quella che ora è la mia casa, e chi vi sognasse in precedenza, quali prati ancor prima, quali scenari pieni di vento e tramonti, ma sempre con un colibrì curioso, a vivere l’istante, renderlo eterno.  

Il finale è pazzesco. Solleva dalla poltrona dove Zemeckis ci aveva avvitato e sconquassa l’occhio, ormai disabituato, in un piano sequenza che d’improvviso riempie la vista, il cuore, e l’intero schermo, velato di lacrime.

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