Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
Ogni luogo del pianeta, dalla creazione in avanti, ha subito svariati mutamenti, se non proprio radicali sconvolgimenti ed è stato testimone involontario e quasi sempre passivo, di fatti, avvenimenti naturali ed episodi più o meno degni di nota che hanno coinvolto creature viventi in un determinato momento, avendo esse avuto l'occasione o necessità di transitare, o magari a vivere, in quello stesso luogo, per i più svariati motivi.
A maggior testimonianza di questa teoria, il noto regista Robert Zemeckis, da sempre molto attento all'utilizzo delle più moderne ed evolute forme di tecnologia ed innovazione applicate al cinema, ci fornisce la bizzarra, ma stimolante l'illusione dell'effetto che potrebbe questa circostanza creare, qualora si osservasse il trascorrere del tempo attraverso l'occhio instancabile di una telecamera fissa, puntata su un determinato luogo, ad una fissata angolazione, in modo che la stessa possa filmare incessantemente e quindi documentare, anzi testimoniare, il passare del tempo ed i mutamenti da esso creati attraverso avvenimenti naturali o condizionati dalla presenza umana e dall'avvento della civiltà ad essa legata.
Per complicare e rendere più bizzarra, ma anche stimolante la situazione, il regista sceglie di raccontare in modo non lineare tale manifestarsi di eventi. Pertanto la storia, scritta dal cineasta assieme al noto sceneggiatore di Forrest Gump, Eric Roth, copre gli eventi di quel singolo punto di terra prescelto - nel singolo caso un terreno del New England destinato a ospitare una graziosa villetta famigliare incastonata in un quartiere periferico residenziale - e dei suoi svariati abitanti che si sono succeduti ad abitarla, arredarla, modificarla a seconda del proprio carattere, stile di vita, cultura. L'inquadratura è fissa, ma sullo schermo si aprono continuamente e come per magia riquadri che trasportano disordinatamente lo spettatore in avanti ed indietro nel tempo, passando senza un preciso motivo apparentemente spiegabile, da un attimo di intimità familiare nel salotto di casa, ad una cerimonia funebre di una tribù di nativi, alle vicissitudini dei più recenti proprietari, al passaggio in quel terreno di enormi rettili dell'età giurassica.
Una mezza follia, dunque, che tuttavia grazie alla verve incalzante del regista di Ritorno al futuro, finisce per ipnotizzare lo spettatore, catapultato suo malgrado in un disordinato viaggio nel tempo, ma in un medesimo preciso spazio limitato che riesce a comunicare una sensazione prossima alla claustrofobia.
In particolare seguiremo le vicissitudini di una vivace famiglia di stampo patriarcale, di cui seguiremo il disordinato evolversi e l'invecchiamento dei singoli membri.
Zemeckis sceglie, oltre al noto sceneggiatore già citato Eric Roth, anche i due principali interpreti di uno tra i suoi film di maggior successi, ovvero Forrest Gump.
Ed ecco Tom Hanks e Robin Wright, che invecchiano, magicamente ringiovaniscono, di nuovo in invecchiano fino a far ritorno nella loro anziana casa, ristrutturata, modificata, ora aperta al pubblico per essere rivenduta dai più recenti proprietari.
Solo in quel momento si potrà finalmente modificare la direzione della ripresa, che dalla bella vetrata del salotto che guarda verso il viale, riuscirà a fare volgere finalmente l'occhio dello spettatore alle spalle di quel consueto e forzato punto di vista.
Zemeckis costruisce un film bizzarro e lambiccato che tuttavia riesce bene a comunicare allo spettatore quanto sia effimera la presenza umana entro un meccanismo biologico complesso e omnicomprensivo che vede l'uomo come nulla più che un piccolo, insignificante ma anche indispensabile tassello di un incastro di cause ed avvenimenti decisamente più complesso e superiore.
All'interno di questo vortice, vite, sentimenti, introspezioni, amori e altri affanni si rincorrono a complicare e talvolta a rendere più stimolante la vita degli esseri umani che hanno scelto di stanziarsi in quel preciso fazzoletto di terra che ha ospitato per secoli differenti comunità familiari.
Here induce a riflettere sulla effimera presenza delle singole esistenze sul pianeta, e stimola gli sguardi più sensibili alla riflessione su come sia necessario agire ed affannarsi ognuno per il raggiungimento di obiettivi che nulla posso influire sui destini complessivi di un pianeta troppo variegato per riuscire apparentemente a tenere conto delle singole esigenze di ogni essere che esso ospita ed accoglie.
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