Regia di Bryan Singer vedi scheda film
Wolverine ricerca pezzi della propria vita, mentre uno scienziato militare studia un modo per distruggere i mutanti. Parte dai presupposti del primo ma ne migliora la struttura e approfondisce le tematiche cardine: il discorso sul razzismo qua si mischia all'omofobia (tutta la parte a casa di Bobby è un palese coming out in salsa supereroistica) e alle difficoltà familiari d'innanzi alla diversità (il suicidio della moglie porta Stryker a sviluppare un odio feroce, tanto da utilizzare suo figlio come cavia per esperimenti). Viene creato un parallelismo efficace (contrariamente a quanto accadrà in seguito) fra le diverse generazioni, evidenziando con sequenze semplici ma precise le ragioni di entrambe le vie: Magneto nella sua follia convince il giovane che manipola il fuoco a seguirlo, mentre Rogue e l'uomo ghiaccio restano schierati con Xavier capendo l'importanza dell'accoglienza. In tutto questo Logan deve fare i conti con le sofferenze del proprio passato, arrivando a comprendere quanto gli affetti sviluppati nella scuola lo abbiano cambiato e fornendo le basi alla chiusura perfetta che gli verrà data in Giorni di un futuro passato. Invece non mi ha mai convinto il triangolo amoroso fra lui, Jean e Scott, che mi sembra buttato lì un po' caso, anche se avrà un'importanza decisiva nei sequel. Ad esaltare tutto ciò ci pensa la messa in scena di Singer, che alterna momenti quasi orrorifici (i flashback di Wolverine, il figlio di Stryker catatonico, l'atmosfera marcescente della diga) ad altri più action (lo scontro con la polizia) riuscendo a mantenere il giusto dinamismo.
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