Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
La madre (Franca), tre figlie (Barbara, Sofia e Susanna), i rispettivi mariti (Massimo, Nicola, Maurizio) e i nipoti riuniti a tavola per un saldo rito della tradizione nazionale: il pranzo del ”dì di festa“. Un caduta, una frattura e la mamma-suocera finisce in un letto d’ospedale. Un banale incidente domestico accende la crisi delle tre coppie che rappresentano, meglio di un rapporto dell’Istat, modelli, linguaggi, orientamenti politici e soprattutto microinfelicità e insoddisfazioni collettive. Tra decoro, ipocrisie, antagonismi, sorrisi, la vita e le famiglie, filtrate dalla commedia italiana, sono belle e difficili. Fanno sorridere, sganciano battute, spesso intelligenti, sui malesseri, sulle tensioni, sui conflitti, sulle maschere sociali. Queste scene da tre matrimoni e da albero genealogico sono guardate con affettuoso cinismo, con empatico disincanto, con garbo e misura. La ditta dei Vanzina Brothers (Carlo ed Enrico) scrive e dirige seguendo la pista di una tradizione importante del cinema italiano (ben dosati gli omaggi). Sono dei narratori di razza, bravi, come altri registi più rispettati dalla critica, nel descrivere la commedia umana di questi anni. Il loro è un cinema di caratteri e di facezie. Di attori (gli interpreti maschili sembrano più vividi) e di umori.
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