Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
Un film impegnativo per i Vanzina: niente volgarità, niente scenette sexy, niente oscenità gratuite. Ma tanto, tanto qualunquismo, ovvero un importante combustibile del berlusconismo contemporaneo. La trama vuole presentarsi come un quadro d'insieme dell'Italia del terzo millennio, ma i Vanzina (sceneggiatura di Carlo ed Enrico) non brillano certo per acume, nè fantasia e le situazioni descritte finiscono per risultare patetiche, piatte, stereotipate e in definitiva inverosimili. Sugli attori c'è perlomeno poco da ridire: Papaleo, Ghini, la Ricci; ma la storia fa acqua da tutte le parti e dietro la macchina da presa c'è un regista dalle capacità evidentemente limitate, non l'Ettore Scola cui vagamente Il pranzo della domenica potrebbe ispirarsi. Va apprezzato il tentativo di fare un passo verso il cinema 'impegnato' (davvero voleva esserlo? e fino a che punto? i dubbi sono legittimi), ma ovviamente siamo ancora lontani anni luce da un lavoro raffinato e onesto di analisi sociale. Ovviamente c'è pure il lieto fine. 4/10.
All'ospedale per una brutta caduta, una vedova vede sfilarsi davanti le tre figlie e le loro famiglie, di cui conosciamo i quotidiani problemi e dissidi.
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