Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Un preziosissimo materiale radioattivo viene nascosto all'interno di una comune cinepresa; la cinepresa però finisce per errore nelle mani di un ignaro turista al Cairo. L'agente segreto Superseven si attiva immediatamente per recuperarla, ma non è l'unico: anche i russi sono su quella pista.
Nonostante l'età ancora piuttosto giovane (classe 1931), Umberto Lenzi nel 1965 aveva già alle spalle oltre una dozzina di regie; tutti lavori alimentari, a basso costo e sufficiente resa, con una sola costante nei contenuti: l'azione. Dalle avventure di Zorro, Sandokan e Robin Hood allo spionaggio, così, il passo è realmente breve: Superseven chiama Cairo altro non è se non l'ennesima imitazione all'italiana dei già mitici film di 007, James Bond. Ma i mezzi sono quelli che sono e Lenzi può solo cercare di limitare i danni, spolverando una storiella dalla trama oltremodo banale con il suo già rodato mestiere. L'americano Roger Browne è il protagonista: già attivo nel peplum, da questa pellicola comincia a frequentare le spy stories; l'altro nome degno di nota sul cartellone qui è quello di Massimo Serato. Per il resto il cast prevede Fabienne Dali, Antonio Gradoli, Rosalba Neri e altri interpreti di ancor meno rilievo; la sceneggiatura, come detto non particolarmente sorprendente, è opera di Piero Pierotti e del regista, da un racconto (S7 calling Cairo) di tale H. Humbert, presumibilmente sempre Lenzi, che come Humphrey Humbert firmò anche qualche pellicola. Co-produzione fra Italia e Francia. La pur fiorente stagione dello spionaggio "all'italiana" stava comunque per soccombere allo strapotere dell'emergente spaghetti western. 2,5/10.
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