Regia di Fernando Meirelles vedi scheda film
Uno Scorsese in salsa "brasileira",questo è "Cidade de deus"(titolo originale) il micidiale ritratto della favela alle pendici di Rio.Una citta' che a dispetto del nome non gode di una visuale divina, ma bensi' dell' inferno criminale.Il regista Meirelles ci consegna un film duro nella narrazione,una regia nervosa,ritmica nel cast perfetto, nei visi e corpi amalgamati perfettamente nel degrado di una "colorata" baraccopoli.Giovani criminali in erba che "scelgono" da che parte stare,il bene o il male come due facce interscambiabili,qui assumono il sapore del "potere"(criminale) e della speranza.I poli opposti hanno le facce di Zè pequeno e Buscape',due vite agli antipodi: il primo boss emergente,un figlio della disperazione.Il secondo è uno studente con la fotografia "nel sangue", un salvavita che gli permette di volare in alto,fuori dall' inferno in cui abita.In mezzo al duo vi è Benè, "piccolo boss" dal carisma innato: "un hippy nell'animo" dal destino segnato.Le vite dei tre s'intrecciano in questo drammatico affresco,una sorta di "Quei bravi ragazzi" dai toni sudamericani di cui godiamo nelle inquadrature al dettaglio. Il ritmo forsennato della macchina da presa insegue i protagonisti,tutto è posto nel contesto carnale dove recita il corpo,la droga e il sibilo delle armi.Nella "Cidade de Deus" tutto è strumento di morte,un passaporto di violenza, nel posto dove l'infanzia è negata.Una visione della gioventu' fascinosa e maledetta empatica nel parteggiare per i buoni,i criminali sono vittime che vivono sul piano del delirio assoluto.Zè pequeno non è un gangster "Scorsesiano" -grottesco nei modi e nell'incedere,egli è l' essere amorale che non puo' non suscitare disprezzo in confronto a un De Niro o Joe Pesci d'annata.Il nostro cuore va a Buscapè,brasiliano atipico,un timido sognatore la nostra guida nell'universo della Favela.La voce di Buscapè scorre insieme a flashback dal realismo estremo, un documentario dentro al crimine dove fame e paura hanno un respiro ansiogeno, merito d'una regia complementare coi personaggi e il contesto disumano.Un "neorealismo" a suon di samba nella forma enfatica come in un "Grand guignol" delle favelas,dove la regia ci cattura nel pianto di un bimbo innocente.Nella "Citta' di Dio" sono tutti vittime del destino segnato da un disagio sociale che pervade tutti.Fuori dal ,fuori dalle spiagge,dal sole,dal divertimento. "La cidade de Deus"....è un regno del "fuoco" che assume nei flashback un respiro onirico grazie alla luminosa fotografia luminosa che ne sottolinea i toni nefasti.Un film che "onestamente" vale 4 stelle per il ritmo e la violenza dall'automatismo pretenzioso,ma io ho amato questo "acquario a colori" per la naturalezza e il crudo realismo imperante nei giovani protagonisti.Una pellicola che non lascia immuni da brividi sulla schiena nei passaggi impressionanti che offre.Uno spaccato di docu-cinema in forma pomposa,che il mio "cuore cinefilo" ha votato per le 5 stelle.Film cosi' fanno parte della categoria "reale" ma lontana da noi.....(fortunatamente) la forza di "City of god" è questa: renderci "turisti per caso" nell' inferno autentico,ma subliminale nel fascino sinistro.......
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