Regia di Sophie Marceau vedi scheda film
La fanciulla dei nostri sogni, la Vicki del Tempo delle mele, poi signora Zulawski, approda alla regia del lungometraggio con un film tutto steadycam e rovelli sentimentali, tra interni borghesi, tavolinetti di brasserie e partie de campagne. La traduttrice Justine (Godrèche) lascia lo scrittore Richard (Arestrup) perché lui è troppo geloso e sotto sotto pure impotente, mentre si riaffacciano pezzi del passato di lei, e soprattutto del rapporto col padre. Tutto un po’ déjà vu, elegante nella confezione, ben interpretato, ma senza vera necessità e senza scavo. La canzone che dà il titolo al film, e che ascoltiamo durante un flashback, è la celeberrima Parlez-moi d’amour, hit degli anni ‘30 di Lucienne Boyer. La quale però, perseguitata dal successo del singolo, si fece poi scrivere dal suo paroliere una ironica abiura: Parlez-moi d’autres choses. Motto che potrebbe valere anche per il film.
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