Regia di Orson Welles vedi scheda film
Il cinema come racconto, come impossibilità di far coesistere la verità leggendaria delle storie raccontate e la realtà imposta delle storie vissute. Il signor Clay non ama le profezie i miti o le storie inventate, non accetta nulla che non sia razionale, concreto e materiale, come lo sono i suoi averi con i quali si identifica totalmente. Da una parte la metafora della creazione artistica difficile del nostro, che molte volte non riuscirà a vedere finite e concluse le sue storie. Il film può anche essere letto come l'incapacità dell'uomo rispetto al divino, di non capire l'importanza del mistero delle profezie, delle cose immateriali e irrazionali, dei sentimenti. Mister Clay è un cinico conosce il prezzo di ogni cosa ma non può capire il valore della sua storia. Il resto lo fà il regista con la sua presenza fisica ingombrante e intensa, teatrale e grandangolare. I colori sono saturi, le chiacchiere inutili e il realismo sono banditi, il volto di Orson Welles riempie lo schermo di una drammaticità naturale senza paragoni e poco importa se racconti la sua autobiografia o voglia addirittura sfidare Dio, il suo milione di dollari non lo salverà.
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