Regia di Orson Welles vedi scheda film
Affascinante esercizio di stile alla Welles: l'affabulazione come nucleo vitale del film, il potere del racconto, che si sviluppa su un triplice piano: la leggenda, la sua ricostruzione ed il film stesso. Cortissimo (appena tre quarti d'ora), ma giusto, non straborda e non annoia; il finale amaro non fa che confermare la tesi di tutta l'opera, ovvero che tutto ciò che realmente conta è la storia e come la si racconta: la vera 'storia immortale' è quella fantastica, inventata e manipolata, raccontata e storpiata, passata di bocca in bocca attraverso gli anni e i continenti. La sua concretizzazione, semplicemente, la rende mortale e quindi, per paradosso, non più credibile. Wellesiano all'ennesima potenza. Curiosità: Clay (cioè Welles attore e Welles narratore) muore a settant'anni, come il regista nella realtà (1915-1985).
Un anziano riccone paga un marinaio perchè trascorra una notte con la sua giovane moglie, con lo scopo di dargli un erede. Questa è solo una leggenda: il settantenne Clay, miliardario americano a Macao, è ossessionato da questa storia e paga un marinaio ed una ragazza perchè la materializzino. Tutto sembra funzionare, ma dopo la notte di sesso il marinaio se ne va sconsolato: lui che è l'unico ad averla realmente vissuta, non potrà raccontare a nessuno questa storia, perchè è talmente risaputa che risulterebbe comunque incredibile. Alla notizia, Clay muore.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta