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L'isola degli zombies

Regia di Victor Halperin vedi scheda film

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La recensione su L'isola degli zombies

di giurista81
6 stelle

Poco più di un mediometraggio, L'Isola degli Zombies deve molto del suo fascino per essere il primo film incentrato sulla figura dello zombie ovvero, come viene altrimenti chiamato nella versione italiana, “morto viventi” (anche se si specifica trattarsi di soggetti ridotti in uno stato catatonico, in quanto privati di anima).

Ambientato nell'isola di Haiti, il film dei fratelli Halperin (uno regista e l'altro produttore) adatta un romanzo di William Seabrook sfruttando il momento di fortuna di Bela Lugosi fresco dell'interpretazione del Conte Dracula nel film diretto da Tod Browning. La sceneggiatura è semplice. Una giovane turista, giunta sull'isola per sposarsi col suo promesso sposo, finisce per attirare l'attenzione di un imprenditore locale che pensa bene, per sottrarla dal matrimonio, di rivolgersi a un negromante che ha appreso il mistero per tramutare in automi i suoi rivali, così da trasformarli in zombie da impiegare quali lavoratori presso il suo mulino. Attraverso una sostanza da sciogliere nelle bevande, l'occultista riesce a procurare uno stato di morte apparente nella donna che, creduta deceduta, viene sepolta in un cimitero locale. Da qui, alcune ore dopo, viene trafugata dal duo di manigoldi che provvedono a risvegliarla, nonostante la donna rimanga in uno stato catatonico e incapace di parlare. Tuttavia, la scoperta del trafugamento del corpo induce uno studioso locale a comprendere cosa sia davvero successo.

Epilogo con un Lugosi sopra le righe e allucinato che, unendo in modo contrapposto le dita delle mani, scaglia i suoi zombie contro chiunque intenda ostacolarlo. Questi ultimi, sebbene venga detto che sono soggetti non propriamente morti, deambulano barcollanti con occhi sbarrati e sono insensibili ai colpi di pistola che si abbattono sui loro corpi. Il loro stato è altresì reversibile dal momento che la morte dell'occultista, piovuto al di sotto di un dirupo, libera dal sortilegio le sue creature rimaste ancora in vita.

Da rilevare le ottime scenografie, i rimandi all'espressionismo tedesco (la scena col protagonista che si dispera, mentre alle sue spalle ha luogo un gioco di ombre danzanti), un memorabile prologo (con gli autoctoni che sotterrano i loro cari sulla strada, in quanto luogo illuminato, così da scongiurare il furto dei cadaveri) e la presenza degli zombi, aspetti che rendono questa pellicola un must, sebbene l'influsso di Dracula (ma anche de Il Gabinetto del Dottor Caligari) sia troppo percepibile e le interpretazioni siano tutt'altro che eccelse. Da ricordare la sequenza folkloristica in cui uno studioso legge al protagonista il codice penale haitiano, facendo comprendere allo spettatore che ad Haiti è espressamente prevista e punita, alla stregua dell'omicidio, la pratica attraverso la quale si riduce un uomo in stato di zombie.

 

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