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Heretic

Regia di Scott Beck, Bryan Woods vedi scheda film

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La recensione su Heretic

di Souther78
8 stelle

Nella confezione di un horror troviamo, inaspettatamente, un fulcro narrativo che si sviluppa attorno al senso della religione e delle religioni: i dialoghi sono piacevolmente complessi e mostrano una conoscenza approfondita della materia. Cibo per la mente, con un solo dubbio: programmazione, o sincero invito a sviluppare senso critico?

 
Classificare Heretic come horror è perlomeno riduttivo, oltre a sottrarre parte dell'esperienza alla visione. A prima vista, si tratta di una situazione cinematograficamente talmente vista e rivista da sembrare stereotipata e inflazionata: la casa sperduta in mezzo al nulla, il dubbio, gli indizi disseminati qua e là, i sospetti... Poi il resto è storia (una volta visto). In questo caso, però, a farla da padroni sono i dialoghi, che rappresentano il vero fulcro narrativo, e di interesse dell'opera.
 
Pare che il finale e alcune concessioni al genere siano quasi una "scusa" per giustificare la somministrazione di un pensiero critico, che, a prima vista, non possiamo che condividere. Il confronto in tema di religioni e religiosità è talmente dettagliato e analitico da potersi escludere senza tema di smentita che possa trattarsi soltanto di un espediente narrativo. Da un lato, il rigore logico è tale da obbligare qualunque spettatore a prendere sul serio le tematiche affrontate, ed è forse il primo film che ricordiamo (perlomeno a Hollywood) aver trattato temi simili con una tale intensità e ampiezza di considerazioni. Questo è sicuramente un bene, ma ci porta fatalmente a domandarci per quale motivo, "adesso sì". Un po' come i libri di Biglino (ex massone), che a un certo momento hanno cominciato a divulgare quasi con prepotenza nozioni che gli adepti del grembiulino ben conoscevano da sempre. Il senso critico che quest'opera sembra avallare non può sottrarsi al farci domandare se anche Heretic, come l'opera di Biglino, possa semplicemente far parte del processo di delegittimazione delle religioni, che va di pari passo con quello della politica, con il fine palese (perchè dichiarato apertamente in tutti i circoli massonici, nei programmi WEF, nonchè sotteso perfino alle scelte del Papa) di istituire una unica religione e un unico governo mondiale. E, quanto alla religione, sembra non trascurabile la probabilità che quella "unica" del futuro possa essere incarnata dalla scienza. Del resto la "fede" nella scienza è un mantra che negli ultimi 5 anni è risuonato con una tale unanimità e assonanza di voci, da non potersi certo considerare una coincidenza o un fenomeno spontaneo.
 
Come dovremmo, quindi, porci dinanzi a quest'opera? Ennesimo indottrinamento (manco tanto) subliminale, o sincera denuncia di circostanze che sono in larga parte oggettive e verificabili? La speranza è che ciascuno tragga le proprie conclusioni, purchè in modo sinceramente autonomo e indipendente, e non sulla base di pregiudizi o preconcetti.
 
Insomma, piaccia o no, Heretic ruota attorno a un asse narrativo netto e inequivoco, e dunque sarà difficile che possa essere giudicato in modo imparziale (o, per meglio dire, scevro da pregiudizi) da chi è coinvolto in prima persona nella religione, e che tenderà a condannarlo o assolverlo in base alla propria personalissima inclinazione. Noi, come detto, nutriamo le riserve del caso, ma non tanto per pregiudizio, quanto per la constatazione di fatto del controllo (verificabilissimo da chiunque) del cinema hollywoodiano da parte di un manipolo di gruppi di potere, tra loro collegati, che poi si ritrova dietro a tutte le cose principali del mondo contemporaneo: siano le missioni spaziali, la produzione alimentare, i supermercati, la guerra in Ucraina, le elezioni, il Medio Oriente, etc. E, così, non possiamo ravvisare casualità in alcun'opera di tale diffusione, che si occupi di simili temi.
 
Assorbito il nucleo principale dell'opera, resta una recitazione decisamente accattivante e convincente, con un eccellente Hugh Grant, che nella versione originale gigioneggia con il suo accento British e incedendo nei giochi di parole. Neppure le novizie, protagoniste, sfigurano: anzi, spiccano per espressività e caratterizzazione, mostrando di saper mettere a frutto i rispettivi ruoli e le relative differenze.
 
Il finale, probabilmente, è la parte che si presta maggiormente a critiche per la sovrapponibilità a un certo numero di opere, ma anche per la parziale destrutturazione delle conquiste dialogiche affiorate in itinere. Si sarebbe preferito un epilogo meno prevedibile e più fantasioso, pur dovendo dare atto che i colpi di scena e l'evoluzione della tensione non difettano.
 
Per essere un film del 2024, è una graditissima sorpresa: cibo per la mente (e l'anima, volendo...), ben imbastito e orchestrato, con finalità tutte da verificare, ma comunque di spessore. Sicuramente una visione che non può mancare per gli amanti del genere, inclusi thriller e mistero.
 
 
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