Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Dietro produzione dell'infaticabile Aristide Massaccesi, l'ultimo interessante lavoro di un regista indimenticabile.
Melvin Devereux (John Savage) è uno sprezzante uomo in carriera, privo di scrupoli e orientato cinicamente alla sola affermazione professionale. Mentre, al cimitero, visita la tomba del padre, Melvin si imbatte in un funerale e viene affiancato da una ragazza (Sandi Schultz) che afferma di conoscerlo. Quando l’uomo si mette in viaggio, per un importante impegno lavorativo, alcuni inquietanti incidenti funestano il suo percorso: una strada chiusa per dissestamento, un ponte barcollante, una pozza infangata. Tutti gli imprevisti, una volta superati, vedono Melvin imbattersi in un carro funebre che gli sbarra la strada. Ogni tentativo fatto dall’uomo per superarlo è inutile, l’autista infatti gli impedisce volontariamente il sorpasso. Frattanto una nuova comparsa della misteriosa donna incontrata all’inizio induce Melvin, rimasto a piedi per un guasto al carburatore, da un meccanico. Intanto, in più occasioni, il furgone mortuario fa la sua comparsa di fronte agli occhi di Melvin che, in una strana circostanza, ha opportunità di leggere su una corona di fiori deposta all’interno il nome della propria moglie e del figlio. Da questo momento in poi l’uomo, in parte sotto effetto dell’alcool, è ossessionato e impaurito: tenta (sempre vanamente) di raggiungere il carro funebre, incuriosito dal fatto che dentro alla cassa tutti gli elementi inducono a pensare possa trovarsi… Melvin Devereux! Inoltre, per una inspiegabile anomalia, l’orologio di Melvin marca sempre la stessa ora: le 19,30.
Le porte del silenzio: John Savage
Probabilmente il film più personale (l’unico con soggetto e sceneggiatura a firma di Fulci) e sentito dell’autore è proprio questo Le porte del silenzio, lungometraggio ispirato da un racconto breve dello stesso regista, pubblicato sulla "Gazzetta di Firenze" e poi raccolto nel libretto antologico Le lune nere. Una delle migliori regie realizzate da Fulci nel suo conclusivo, drammatico e controverso, periodo artistico. Significativo il fatto che questo titolo rappresenti anche il suo ultimo lavoro, realizzato in condizioni di salute precaria. Finanziato dalla "Filmirage" di Aristide Massaccesi, Le porte del silenzio può contare sulla notevole interpretazione di John Savage, nei panni di uno sperduto e credibile uomo in carriera caduto nel vortice dell’alcolismo e del mistero. Stando alle dichiarazioni di Fulci (apparse sul libro L’occhio del testimone, di Michele Romagnoli) l’attore - forse in questo sta l’immedesimazione quasi impressionante nel ruolo - era veramente un alcolista. Ne risulta un film nero, pessimista, venato da un fondo di malinconia che accompagna lo spettatore sin dalle prime immagini e che lo guida, senza soluzione di continuità, in un percorso lungo una strada intimista e personale, priva di traguardi, senza più alcuna mèta in vista, nella quale è impossibile invertire la marcia. In un tardo pomeriggio, segnato da un cielo plumbeo e da strade piene di ostacoli, si svolge l’ultimo atto dell’esistenza di un uomo "qualunque": nessuno infatti può sfuggire alle inderogabili leggi di natura. È da rilevare qualche similitudine (forse tutt’altro che casuale), con il film del ciclo "Lucio Fulci presenta", Non avere paura della zia Marta (1988): anche quest'opera di Mario Bianchi, infatti, procede temporalmente a ritroso sino arrivare ad un finale che, cronologicamente, si riallaccia alle sequenze iniziali. La storia della distribuzione, confusa e penalizzante, de Le porte del silenzio ha dell’incredibile: Fulci realizza un film “maturo”, raffinato e significativo (probabilmente anche la critica più ostica nei suoi riguardi lo avrebbe promosso) che, paradossalmente, rimane destinato all’oblìo. L'opera rimane inedita per lungo tempo, venendo trasmessa solo alcuni anni dopo la realizzazione su uno dei primi canali digitali a pagamento. Tristemente, questo è anche l'unico film dell’autore fatto siglare al regista da Joe D'Amato (il produttore), per il mercato estero, con lo pseudonimo di H. Simon Kittay.
Le porte del silenzio: John Savage
"Anche se non hanno voce, i morti vivono. Non esiste la morte di un individuo. La morte è una cosa universale. Anche dopo morti dobbiamo sempre rimanere desti, dobbiamo giorno per giorno prendere le nostre decisioni."
(Shôhei Ôoka)
Le porte del silenzio (Lucio Fulci, 1991)
Aggiornamento della recensione pubblicata in precedenza su DarkVeins
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