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Pierce

Regia di Nelicia Low vedi scheda film

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La recensione su Pierce

di pazuzu
5 stelle

Se nelle dinamiche tra i due stanno i momenti migliori del film, tutto il resto latita e non poco, apparendo talvolta ornamentale, tal altra poco incisivo, se non superfluo o tendente al posticcio.


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Ai Ling frequenta Zuhang, che con lei condivide la mezza età e la perdita del precedente coniuge per un cancro: sta cercando di normalizzare la propria vita e di farsi una nuova famiglia nella quale portare il proprio figlio minore Zijie, con il maggiore, Zihan, da abbandonare al proprio destino, in carcere da sette anni per un omicidio commesso durante una gara di scherma - di cui era stato peraltro tre volte campione nazionale. La verità su questo figlio è il grande segreto che non si sente di rivelare all'uomo, al quale racconta che si è trasferito alla Johns Hopkins University per studiare medicina. Non lo considera più un soggetto recuperabile, e consiglia a Zijie di fare lo stesso, tanto che quando dal carcere la chiamano per informarla che sta uscendo con sei anni di anticipo, si premura di sapere che alloggerà in una fattoria a Pingtung, ben lontana da loro e da Taipei. Zijie, però, ignora i suoi consigli e si adopera per farlo tornare: in fondo è convinto che quell'omicidio sia stato solo un incidente, così come è certo di esser stato - anni addietro - salvato da lui mentre affogava in un fiume, nonostante la versione della madre sia ben diversa.

 

 

Schermitrice nella vita prima di diventare regista, la giovane Nelicia Low ha scelto un ambiente sportivo a lei caro per il suo primo lungometraggio. La scherma, e più precisamente la sciabola, è il punto di contatto tra i due fratelli: campione decaduto per ragioni extrasportive il primo, aspirante membro della nazionale il secondo. Il loro rapporto è il fulcro del racconto, che cerca di indagare la fiducia cieca che il minore, solo al mondo, concede al maggiore, laddove la madre stessa lo rifugge e i vecchi compagni di squadra lo definiscono 'pazzo'. E se nelle dinamiche tra i due stanno i momenti migliori del film, identificabili negli scambi maestro/allievo e più complessivamente nello spirito di osservazione che permette al grande di saper tenere il piccolo su un dito perché capace di entrargli dentro come lui stesso non sa fare, tutto il resto latita e non poco, apparendo talvolta ornamentale (i confronti di Zijie con il nuovo compagno della madre), tal altra poco incisivo (la nascente relazione omosessuale di Zijie con un compagno di squadra), se non superfluo o tendente al posticcio (il finale insanguinato con sorpresa).

 

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