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Duro da uccidere

Regia di Bruce Malmuth vedi scheda film

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La recensione su Duro da uccidere

di genoano
6 stelle

Vendetta/giustizia alla maniera di Steven Seagal : botte da orbi, misticismo orientale, moxaterapia, avversari abbattuti a grappoli, articolazioni dei cattivoni manipolate come cubi di Rubik. Trama semplice e solida, ritmo e azione incalzanti per un intrattenimento alla buona ma apprezzabile. Voto 6-6 e mezzo.

Mason Storm (Steven Seagal), un superpoliziotto duro come l'ispettore Callaghan, onesto come Serpico e acuto come Petrosino, sta per sgominare una potente banda composta da politici contigui a clan mafiosi, poliziotti corrotti, e tagliagole assortiti di complemento; quando pensa di avercela fatta, il fato lo tradisce, e serviranno molto tempo, e il superamento di prove durissime, per poter saldare i conti in sospeso. Nel plot c'è qualche influenza del racconto di Washington Irving "Rip Van Winkle", il cui protagonista si addormenta nell'America coloniale e si risveglia negli USA indipendenti profondamente diversi, e non solo politicamente, dal mondo a cui era abituato; ma soprattutto si avvertono a più riprese echi dei racconti biblici, in particolare la vicenda dell'odio di Saul per David: la rocambolesca fuga dal sicario nell'ospedale con l'aiuto dell'infermiera innamorata (la bella Kelly "la signora in rosso" LeBrock, all'epoca sposata con Seagal) potrebbe ricordare quella di David dalla finestra con l'aiuto della fedele moglie Mikal in una situazione analoga; inoltre Storm stermina a frotte le canaglie che vorrebbero eliminarlo, con lo stesso piglio dei giudici biblici, che solitamente non si muovono se non ci sono almeno trenta nemici da sistemare in un colpo solo (ma questo tipo di ispirazione vale un po' per tutto il cinema d'azione americano, dallo western in poi). Molte battute non sono recitate proprio da Actors Studio, le ingenuità abbondano, ma il regista Bruce Malmuth lascia intelligentemente correre, conscio che nell'action un po' di comicità involontaria non guasta, anzi stempera i toni; si concentra invece sulla velocità e scorrevolezza del racconto, lasciando al protagonista il compito di fare la differenza con la specialità della casa, le efficacissime scene d'azione a base di aikido: la ricetta ha funzionato e "Hard to kill" è stato il più grande successo al botteghino, nel rapporto incassi/budget investito (5 a 1), nella carriera di Steven Seagal.

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