Regia di Yasujiro Ozu vedi scheda film
Yasujiro Ozu, più che un narratore di eventi, è un attento osservatore dei processi quotidiani, spesso appena percettibili, che determinano, giorno dopo giorno, la storia dei rapporti interpersonali nel quadro dello stato della società. Il tema di questo film è la crisi della coppia, che appare divisa su tutto, compreso il modo in cui mangiare il riso. Il conflitto tra i due coniugi è ripreso, sullo sfondo, dal contrasto tra i sessi, caratterizzati da opposte forme di complicità. Se l'unione tra gli uomini è fondata sulle tradizionali categorie del mondo maschile (la guerra, il gioco, lo sport, la professione), quella tra donne è invece proiettata verso un comune obiettivo di emancipazione, in diversa misura a seconda delle generazioni. Per la giovane Setsuko, la rivendicazione della propria libertà avviene mediante un aperto gesto di rottura (il deciso ed esplicito rifiuto di un matrimonio combinato), mentre sua zia Taeko sceglie il sotterfugio, la scappatella segreta, per sottrarsi al controllo da parte di un marito con il quale non si è mai sentita in sintonia. Alla fine sarà però lei ad imboccare la giusta via di mezzo, cercando la rappacificazione tramite il dialogo, in cui la sincera espressione del proprio disagio si armonizza con la volontà di andare incontro all'altro. La scena finale in cui i due coniugi esplorano insieme la cucina, alla ricerca di stoviglie ed ingredienti, nel tentativo di mettere insieme il pranzo senza l'aiuto delle colf, rappresenta il recupero della casa come luogo deputato all'intimità e alla condivisione della vita in tutti i suoi aspetti. "Il sapore del riso al tè verde" è un racconto semplice, che si snoda con modestia e leggerezza attraverso gli ambienti e le abitudini del Giappone del primo dopoguerra, in cui la modernità è un impianto ancora fragile e non ben radicato, come le esili strutture dei tralicci che contornano le immagini della città.
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