Regia di Julio Medem vedi scheda film
Julio Medem è regista abbastanza sottovalutato, e pressoché sconosciuto in Italia, dove è arrivato timidamente soltanto il precedente (e bello) Gli amanti del circolo polare. I suoi film, La ardilla roja e Tierra (Vacas, l’esordio, è molto squilibrato e tedioso), disegnano un’umanità e un mondo in precario equilibrio tra bizzarria e tragico, con un occhio divertito e spiritato. Lucía y sexo, nonostante contenga molti nudi, non riesce ad argomentare come si deve tutto il suo armamentario melodrammatico, impantanandosi quasi subito in una tiritera pedante e per niente emozionante. E la storia di Lucía, cameriera che fugge dalla quotidianità di Madrid su un’isola del Mediterraneo, dove tenterà di gestire speranze e delusioni, immaginazione e realtà, carnalità ed “etere”, si rivela letteraria e didascalica: gli slanci sono meccanici, l’ardore turistico, il romanticismo di cartapesta. Peccato: Medem è stato quasi sempre in grado di orchestrare tonalità e corpi, ma qui è davvero hard non annoiarsi. E non basta qualche lampo turgido, magari anche sorprendente, per rinvigorire un soufflé sì bollente, ma nato già sgonfio.
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