Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film
La Città incantata è un film d'animazione giapponese del 2001; scritto e diretto da Hayao Miyazaki, si tratta del 12° film dello Studio Ghibli.
Le musiche sono di Joe Hisashi inoltre tra i key animator si segnala e distingue il lavoro di Masashi Ando, storico collaboratore dello Studio a partire da Only Yesterday di Takahata del 1991.
Sinossi: Chihiro è una bambina di dieci anni che si sta trasferendo con i genitori in una nuova casa, presumibilmente lontana dalla vecchia abitazione/quartiere, infatti è molto triste per essersi allontanata dagli amici e dai luoghi in cui è cresciuta.
Durante il tragitto lei ed i suoi, si fermano ad esplorare una particolare area che sembrerebbe essere un parco giochi abbandonato anche se poco dopo il loro arrivano, trovano un banchetto pieno di cibo; i genitori decidono di mangiare nonostante non ci sia nessuno a cui chiedere, "paghiamo dopo tanto ho sia la carta sia i contanti" così esclama il padre, sfortunatamente per loro si trovano in un villaggio magico e quel cibo era destinato ad alcuni spiriti viaggiatori e per questo motivo vengono trasformati in maiali.
La piccola Chihiro dovrà adattarsi a questo mondo strano e fantasioso per salvare se stessa ed i suoi genitori...
Quando si pensa a Miyazaki ormai è quasi scontato citare all'istante questo film, da molti definito come il "capolavoro assoluto di Miyazaki", affermazione condivisibile o meno dal momento che la sua filmografia fino a quel momento poteva contare su altri gioielli assoluti come Nausica (//www.filmtv.it/film/27987/nausicaa-della-valle-del-vento/recensioni/866250/#rfr:film-27987) oppure Principessa Mononoke (//www.filmtv.it/film/19799/principessa-mononoke/recensioni/950041/#rfr:film-19799), ma una cosa è certa: La città incantata è il film che ha definitivamente consacrato una certa animazione come vera e propria opera d'arte, non più solamente intrattenimento per bambini come confermano ad esempio l'Orso d'oro del 2002 oppure l'Oscar al miglior film d'animazione del 2003, premi che hanno permesso di far conoscere lo Studio a tutto il mondo, ottenendo finalmente distribuzioni serie. L'italia è un caso esemplare, poichè fino a quel momento gran parte delle opere dello Studio non erano mai arrivate, ma grazie al successo di questo film troveranno una distribuzione in sala.
Ovviamente La città incantata non è entrata nella storia del cinema solamente per aver ottenuto riconoscimenti prestigiosi, ma si è guadagnata molti oneri grazie all'eccelso lavoro stilistico e contenutistico proposto dal cineasta giapponese e l'obiettivo di questa recensione è cercare di evidenziare alcuni tratti salienti dell'opera.
Tra i tanti aspetti notevoli del film troviamo l'ottima caratterizzazione della piccola Chihiro, perfetta eroina Miyazachiana. Chihiro inizialmente potrebbe apparire come una bimba capricciosa ma il tutto è perfettamente contestualizzato; la giovane si sta apprestando ad una nuova fase della sua vita lasciando tutti i suoi amichetti per trasferirsi in una nuova casa/zona, tuttavia capiamo subito come la ragazzina sia in possesso di alcune qualità fondamentali per il regista, e la scena del banchetto in cui si trovano prelibatezze di ogni tipo lo conferma pienamente. I suoi genitori non perdono un secondo per abbuffarsi nonostante non ci sia nessuno a cui chiedere, al contrario la bimba non assaggia nulla ed è contrariata per l'attegiamento sciagurato dei suoi genitori. Qui il regista inserisce una delle tante metafore socio-politiche presenti nel film e la trasformazione dei genitori affaristi in maiali è una sorta di attacco al capitalismo sfrenato.
Nel corso dell'opera inoltre emerge nuovamente la purezza di Chihiro per nulla tentata dall'oro che gli viene offerto dall'enigmatica figura dell'uomo senza volto, bensi per la bambina la cosa più importante è la salvezza dell'amico Haku.
Continuando sul versante socio-politico impossibile non citare l'elemento ecologista, tema portante dello studio, qui raffigurato dallo spirito del cattivo odore che in realtà si rivelerà essere uno spirito del fiume, fortemente inquinato dai rifiuti scaricati dall'uomo; nel finale Miyazaki inoltre accenna anche ad un altro grave problema per il Giappone moderno (più volte trattato da Takahata), ossia la costante cementificazione del territorio locale, infatti il giovane Yaku non riesce a trovare il suo luogo d'origine, il fiume Kohaku, in quanto interrato per edificare palazzi.
Miyazaki inoltre attraverso una rapida battuta del padre dellla bimba, ci parla di un altro aspetto tragico ossia la tremenda crisi economica che colpì il Giappone negli anni Novanta; mi riferisco all'inizio del film quando la famiglia si attinge ad entrare nella città incantata, scambiata dal padre per un parco giochi abbandonato; qui l'uomo ci spiega come all'inizio degli anni Novanta ne furono costruiti a centinaia per poi essere abbandonati a causa della crisi.
La città incantata inoltre verrà ricordato per lo sbalorditivo lavoro tecnico-stilistico messo in scena da Myazaki/Studio Ghibli; il celebre cineasta ha proposto un immaginario iconografico magniloquente e visionario con una cura dei dettagli e dei fondali maestosa; nulla è lasciato al caso, dagli interni dell'auotomobile dei genitori di Chihiro per passare alla bellezza della natura della città incantata oppure alla maestosità della struttura termale appartenente alla strega Yubaba, fino ad arrivare al character design fantasioso delle magiche creature presenti nel film (cito ad esempio il Signore della Caldaia).
Capolavoro intramontabile.
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