Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film
VOTO 10/10 L'animazione è cinema a tutti gli effetti, e quello di Miyazaki è grande cinema, che fra i suoi ammiratori aveva perfino l'Imperatore del cinema giapponese Akira Kurosawa. Personalmente, ammetto di non essere un grande conoscitore degli "anime" giapponesi (ma da piccolo anch'io, come tutti, guardavo le famose serie animate degli anni Ottanta) e forse non sono la persona più adatta a giudicarli in sede estetica, ma la bellezza di un film come La città incantata si impone anche a chi non ha una preparazione adeguata in materia. E' una favola piena di riferimenti alla cultura giapponese che a noi possono sfuggire, ma al contempo ci sono rimandi anche ad opere letterarie occidentali, fra cui il più lampante è quello ad "Alice nel paese delle meraviglie" di Lewis Carroll. Come tutte le grandi opere cinematografiche, ha una complessità narrativa che richiederebbe un'attenta analisi per la spiegazione di molti particolari della trama, eppure, al tempo stesso, è un'opera fruibile dal pubblico più vasto, e infatti in patria fece registrare gli incassi più alti della storia con circa 23 milioni di biglietti venduti. Dal punto di vista figurativo e grafico il film ha un fascino che probabilmente rimane insuperato nell'opera del regista, e che lo pone come uno dei migliori esempi di animazione del cinema contemporaneo; la bellezza visiva si associa ad una suggestiva colonna sonora di Jo Hisaishi, mentre l'adattamento italiano secondo alcuni sarebbe "meno buono dello standard Mikado" (non sono in grado di confermarlo), rendendo forse preferibile la visione in lingua originale (io l'ho visto in versione doppiata). Notevole anche l'uso delle scenografie e di tutta una serie di tecniche cinematografiche per aumentare la poesia e il risalto emotivo di questo magico racconto sul passaggio dall'infanzia all'adolescenza.
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