Regia di Fred Zinnemann vedi scheda film
Leggendario quanto basta per non proliferare parole indegne e inutili. La megistralità con cui Zinnemann al suo unico western sviluppa la vicenda nel tempo effettivo del film, attraverso un incalzante montaggio, è la prova che non si tratta semplicemente di un western. Infatti, di western se ne parla solo a mezzoggiorno con l'arrivo del quarto bandito, nonchè il cattivo numero uno del film. Per il resto siamo di fronte ad una pellicola dai contenuti diversi, e per certi versi contraddittori. In piena epoca maccartista, stagione infelice del cinema come della società americana, è facile vederne in "Mezzogiorno di Fuoco" una riuscitissima allegoria. Anche se la grandezza di Gary Cooper porta il film ad un livello superiore dell'impegno politico. Con Cooper il suo Will Kane entra nell'immaginario più archetipico, e con lui il film stesso, che di western, oltre all'ambientazione, ha solo il duello finale. Un personaggio tragico, di una caratura classica che s'incontra con la modernità dell'uomo inquieto attraverso un genere, il western, che è classico e sempre nuovo per definizione.
Un film che Zinnemann aveva strutturato essenzialmente sull'attesa, e quindi sul montaggio (dicono riveduto e migliorato da Stanley Kramer) e sul tempo, piuttosto che sui personaggi. Eppure il cast, davvero all star per l'epoca, è ben rappresentato e convincente (con un giovanissimo Lee Van Cleef). Questa visione registica dei tempi abbinati agli spazi e all'evento che trascorre, sarà poi ripresa da Sergio Leone che farà della tempistica la base della sua poetica e mai un suo film sarà slegato da una concezione spazio-temporale che dilata invece che essenzializzare, e che amplifica invece che ridurre. Zinnemann paga forse lo scotto con l'epoca, Leone no. Ma il film rimane leggendario.
Si inizia con la silohuette di Lee Van Cleef, si continua con un paese, una strada, un matrimonio, uno sceriffo spaventato e dal viso che è un monumento, per finire con l'arrivo di un treno, un duello, la morte e di nuovo l'amore. Tra loro l'amicizia, la rivalità, la tragedia annunciata, l'attesa, l'addio, e due binari fissi, giganteschi e minacciosi. E poi... negli occhi di Gary Cooper, il cinema muto.
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