Regia di Phillip J. Roth vedi scheda film
Imitazione a basso costo scritta creata e diretta dalla coppia di specialisti Roth-Scandiuzzi, e ovviamente di "Terminator" e "Robocop", girato ormai negli anni novanta di cui denota pienamente l'appartenenza, tra luci fredde e illuminazione metallica da sotto-prodotto televisivo, o direttamente concepito per l'h.v. dell'epoca. Non mancano anche suggestioni prese a piene mani da "Hardware"(M.A.R.K.-13)(1990)di Richard Stanley, soprattutto per le numerose componenti sessuali che intercorrono forse come ricordi veri del passato, forse come innesti psichico-cibernetici, tra i due protagonisti un uomo ex soldato e paralizzato in carrozzina(Hawkins Coselow)- e la sua ex, una donna spesso mignotta(Chandra Kerkorian) per necessità(vari nudi della attrice che la interpreta e ha fatto solo tre film, ma solo semi-integrali e di pelo nascosto nell'ombra), protagonisti nella Los Angeles post-apocalittica di seconda metà del XXI° secolo.
Purtroppo un budget veramente poco adeguato o forse male utilizzato impiomba il tutto, a cominciare dalla tuta biomeccanica del "Prototype X29A, che è veramente più simile a quella in neoprene e polistirolo di un evidente costume da quattro soldi, imitazione a sua volta tra i vari eterogenei pezzi che la compongono di quella di un pilota di caccia con relativo casco, che ad un organismo robotico-cibernetico di leghe d'acciaio, del 2057. Una cosa quasi più da fantascientifico d'imitazione anni '70 e cialtrone di casa nostra, tipo "L'Umanoide" di Aldo Lado, o "Starcrash- Scontri stellari oltre la terza dimensione" di Luigi Cozzi, che di una produzione del 1992, con tutto quello che hanno significato 15 anni di evoluzione del design meccanico nel cinema di fantascienza post-'80. Il personaggio migliore è quello dell'attore che interpreta lo scienziato ovviamente malvagio, Dr. Alexis Zalazny, creatore della macchina metà uomo metà robot e stermina umani rimasti dell'esperimento "Omega". Anche le ambientazioni sono ridotte all'osso, tra qualche paesaggio in rovina post-industriale fatto di detriti e scheletri di costruzioni in cemento armato, e pochi interni come quelli di una taverna-bisca sala da gioco in rovina, ma nessuna di entrambe può sfruttare ampie prospettive, o riprese allargate, come fossimo nella fornace di "Robocop", o nei saloni in rovina dell'Expò '67 di Montreal, in "Quintet" di Robert Altman.
La colonna sonora elettronica-new age, ha qualche spunto migliore.
Impagabile e del tutto esilarante lo scontro finale d'arti marziali a mani nude e calci volanti contro quella che dovrebbe essere una bio-armatura con annesso casco d'acciaio, del "Prototype".
Vari eccessi di crudeltà del tutto esagerati, ed esplosioni con lanciagranate abbastanza gratuite, come fossimo quasi alla festa di Piedigrotta.
John Nada
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