Regia di Gia Coppola vedi scheda film
Shelley lavora da trent’anni come ballerina in uno spettacolo a Las Vegas, nato negli anni 80. Durante una cena con le colleghe tuttavia il regista dello stesso anticipa loro che entro quindici giorni lo show chiuderà definitivamente. I proprietari del teatro hanno deciso di lasciare più spazio a uno show circense più moderno. Shelley ha dedicato tutta la sua vita a quel lavoro, sacrificando anche la sfera familiare: la figlia ormai ventenne è cresciuta con un’altra famiglia poiché lei non aveva il tempo di seguirla, e se per lei c’è il rimpianto, per la figlia, con la quale da un po’ ha riallacciato i rapporti, ancora dei sprazzi di rancore. Nell’audizione per nuovi ruoli in cui poter continuare la sua attività le pioverà addosso un’amara sentenza.
Gia Coppola dirige con sensibilità e mano ferma un’opera che è anche uno sfogo nei confronti di una società sempre pronta a catturare bellezza, prestanza e operatività ma anche indelicata e senza scrupoli nel mettere all’angolo e buttar via ciò che non serve più, ciò che invecchia.
Il personaggio di Shelley è bellissimo, perché nonostante quello che sta inequivocabilmente succedendo attorno a lei, la fine di un mondo dorato e splendente in cui era la stella, prima in primo piano e nella locandina dello show e poi verso la fila secondaria del teatro, mantiene una dolcezza, un’aria inconsapevole, un’illusione autentica. Fino all’ultimo, a differenza delle colleghe ormai ciniche e disincantate, e persino del pubblico sempre meno numeroso, difende il suo spettacolo, la sua storia radicata nelle tradizioni di Parigi degli anni 80, e lo fa anche quando la figlia, a sorpresa, la va a vedere per la prima volta. E’ toccante il dialogo tra le due, valeva la pena rinunciare alla sua educazione e cura per dedicarsi anima e corpo a quello, soprattutto ora che non resta più nulla?
Che la risposta sia nelle luci amplificate e nei suoni reboanti della città che forse fanno perdere lucidità ai sogni? Mi è tornata in mente la canzone di Brandon Flowers “Welcome to Fabolous Las Vegas” guardando questo film, luogo di sogni e vizi, città che non dorme mai, sospesa tra il deserto e il peccato. L’atmosfera che pervade tutta l’opera della Coppola è quella di una malinconia diffusa, una vena di nostalgia per un passato che è diventato lontano e che non tornerà ben resa anche dalla bella performance di Pamela Anderson, attrice popolare negli anni 90 e poi sparita dalle luci della ribalta che regala una prova d’attrice matura e meritevole di nota, restando peraltro sempre bellissima in ogni scena, non solo con gli strass e le piume di struzzo, ma anche e soprattutto senza trucco.
Voto (da 1 a 10): 7.
The Last Showgirl (2024): Pamela Anderson
The Last Showgirl (2024): Brenda Song
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