Regia di Lawrence Kasdan vedi scheda film
Per la prima parte, fino a quando si verifica la scena di Beaver e Jonesy chiusi in bagno per tenere chiuso il water, sembra che il terrore coli sulla pellicola come solo Stephen King sa fare. Un thriller con tutti i crismi del genere, insomma. Una sorta di commistione tra Carpenter, Shyamalan e Lynch.
Ma dopo l’episodio dell’anguilla aliena che scivola su per il corpo di mister Gray, il film scivola verso la fantascienza più sfrenata, con eccessi che non competono, credo, né a King, né a Kasdan.
Le atmosfere sono da sogno (o se vogliamo da incubo), con la neve a fare da contorno ad uno di quei paesini tipici della provincia americana (tra l’altro ben tratteggiati) già visti in “Misery non deve morire” e che hanno qualcosa in comune con “La cosa” di Carpenter, il quale finisce addirittura in quarantena per un virus che soltanto la squadra speciale anti-aliena sembra essere a conoscenza.
Menzione particolare per i flashback sul passato dei ragazzini, dove Duddits risulta un personaggio che più “kingiano” non esiste. Anche se a lungo andare l’eccessiva intesa tra i 4 ragazzi s’inflaziona su aneddoti e piccole frasi che a volte sono poco credibili…
Geniale lo sdoppiamento di Jonesy che finisce relegato nel magazzino della sua mente per essere poi liberato nel finale da Beaver e dal sacrificio di Duddits, così come veramente ben girata la scena del passaggio di poteri da Duddits ai 4 della combriccola neotelepatica.
Molto particolare, infine, l’idea di utilizzare Tom Sizemore e Morgan Freeman in personaggi che solitamente non sono consoni all’attore: Sizemore si verificherà colui che cercherà di salvare il mondo, mentre Freeman (che altrove ha interpretato nientemeno che dio) che fa il militare spietato.
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