Regia di Paul Schrader vedi scheda film
La compulsività ossessiva ed il suo bisogno, autodistruttivo, di registrazione, di catalogazione e di consumo inarrestabile. Schrader mescola due ossessioni tipicamente americane: quella propria del maschio medio, erotomane, bulimico di sesso e possessivamente maniacale; e quella, più estesa, della sete di celebrità, del bisogno di approvazione e di immortalità. A tale descrizione giustappone l’avvento del videoregistratore e i progressi della tecnica audiovisiva. Il risultato è una lezione morale sull’ipocrisia e sulla lacerante contraddizione di avere un’intensa vita segreta, accompagnata ad una sfavillante vita pubblica. La variazione di un tema già abusato (il successo è difficile da gestire) non era malvagia ed il consumismo sessuale, una metafora azzeccata, ma Schrader esagera, appiattendo il film in modo tautologico e, a tratti, compiaciuto, sino a ridurlo ad un teorema troppo lineare. Bravi gli attori, soprattutto Kinnear. Da una storia vera. **
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