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Il trono di sangue

Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film

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La recensione su Il trono di sangue

di Baliverna
8 stelle

E' il Macbeth di Shakespeare in versione giapponese. Kurosawa lo mette in scena nel suo paese, quando i signori e i samurai si facevano la guerra l'un l'altro. Ne ricava un film a momenti molto movimentato e ricco di elementi in scena, in altri statico e spoglio. I protagonisti sono un samurai (Mifune) e sua moglie. E' però quest'ultima, donna astuta e ambiziosa, che è importante per lo svolgimento del film ed è pure il personaggio che colpisce di più: trama nell'ombra, aizzando il marito a varie turpi azioni, ed è quindi la responsabile della catena di omicidi, guerre e vendette che seguono. Fa la parte di un vero e proprio demonio tentatore. Pone nel marito il tarlo della paura di perdere il suo posto, gli sibila all'orecchio sospetti infondati nei confronti di altri samurai e del signore locale, e lo istiga a prendere il posto di quest'ultimo con ogni mezzo. Gli inocula poi la smania di potere, e lo trasforma in uomo ambizioso e senza scrupoli. Al posto di non ascoltare e anzi far tacere la donna, lo svenuturato risponde ai suoi abili discorsi. Lo fa per smontare le sue argomentazioni, ma rimane però irretito nella tela che lei ha tessuto. Inizia quindi, tramite omicidi e calunnie, la scalata al potere, con lei che lo sobbilla diero. Viene tuttavia perseguitato dai fantasmi degli assassinati, suscitati dalla sua coscienza, e lei ha tremende allucinazioni di macchie di sangue che non riesce a lavare....
E' la trama di Macbeth, la quale ha molto da dire agli uomini di tutti i paesi e di tutte le epoche, i quali, mutatis mudandis, sono sempre gli stessi. Kurosawa dimostra di aver colto perfettamente lo spirito dell'opera di Shakespeare, perché lo sviluppa efficacemente e chiaramente nel suo film. A questo proposito, è anche riuscito l'episodio del fantasma nel bosco, che con poche ma taglienti parole dipinge come diventa l'uomo quando si fa prendere dalla smania di potere. Tra l'altro, quando lo si raggiunge, non si è neppure felici, perché si teme di perderlo e se ne vuole di più. Il fatto che il fantasma stia avvolgendo un filo di tessitore ricorda al mito greco delle parche.
In generale, è sicuramente un grande film, poco giapponese e adatto anche a noi occidentali. Il doppiaggio italiano è dell'epoca, di prima classe.

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