Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film
La via del destino procede diritta, e mai scantona, nemmeno di fronte all’impossibile. L’uomo può pervenire ad una conoscenza e a una potenza prodigiose, leggere il futuro, forzare gli eventi con l’inganno e la violenza, ma il logos della storia non ne verrà scalfito, e continuerà imperterrito a regnare. A sancire la limitatezza del nostro agire è la sua appartenenza al caos, al turbine delle passioni, alla confusione dei pensieri, alla furia del combattimento. E intanto l’anima del mondo rimane inerte, intorno a noi, come una cornice statica e indeformabile, che racchiude i ghirigori della nostra irrequietezza nel solenne abbraccio delle sue perfette simmetrie. L’ambizione umana è come un timido sbuffo di vapore, un innocuo refolo d’aria nella rigida geometria dell’universo; su di noi vincono le forme immortali tracciate nel vuoto, che invisibilmente ci dominano e a cui inconsapevolmente ci adattiamo. Tutto, in questo film, appare accuratamente preordinato, dalla struttura delle inquadrature alle coreografie delle scene corali, fino alla cadenza ritmica nello sviluppo del racconto; fanno eccezione soltanto le smaniose gesta dei protagonisti, che appaiono scomposte e selvagge come fronde scompigliate dal vento. Il disordine è l’ambiente del male, ed il covo della debolezza. Il Castello della Ragnatela, con la sua labirintica foresta, è l’immagine dell’intrico di complesse strategie e raffinati sotterfugi con cui Washizu crede di poter sviare gli avversari: però questi lo sconfiggeranno attraversando il bosco in formazione compatta, senza mai cambiare direzione. La furbizia è contorta, come la perfidia, ma entrambe risultano perdenti rispetto alla linearità dei beni sovrani della ragione e della rettitudine, che vanno dritte al bersaglio come una raffica di frecce. Ne Il trono di sangue Kurosawa propone, col sostegno di una trama essenziale ed incisiva, una semplice visione cosmologica tradotta in singoli quadri, in bozzetti pittorici, in versi poetici, in un’alternanza di concitazione e compostezza, di orrore e magia, come in una sinfonia romantica, o in una trasposizione lirica dell’apocalisse.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta