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Bookworm

Regia di Ant Timpson vedi scheda film

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La recensione su Bookworm

di mck
7 stelle

Kiwi, kea, kakapò, tuatara...

 

 

Bella sin dai titoli di testa (secondi solo, nel loro “genere”, a quelli di “Gentlemen Broncos”)…

– e anzi ancor prima, sin dal cartello introduttivo che recita “I produttori del seguente film ammettono che il Dipartimento di Conservazione è ufficialmente abbastanza sicuro che in Nuova Zelanda non vi siano animali predatori terrestri capaci di uccidere un essere umano”: beh, a parte draghi, orchi, troll, balrog, warg, shelob… e la pantera di Canterbury

…in esplorazione della wunderkammer preadolescenziale à la "Moonrise Kingdom" della co-protagonista (interpretata dalla brava Nell Fisher, prossimamente in un ruolo significativo nella quinta e ultima stagione di “Stranger Things) sulle note della magnifica I’m a Drifter di Travis Edmonson del 1962 nell’altrettale versione di Vince Martin & Fred Neil del 1965, “BookWorm” (letteralmente “tarma”, “tarlo”, ma in questo caso da intendere quale l’equivalente/corrispettivo di “topo di biblioteca”, che però si ostina a registrare...

 

 

...in modalità LP come un boomer qualunque), l’opera seconda dell’Ant Timpson di “Come to Daddy”, nel corso del suo dipanarsi si “accomoda” un po’ scivolando per inerzia lungo un piacevole falsopiano e ha nelle musiche forse…

– assieme ad un perfettamente improbabile Elijah Wood (“Eternal Sunshine of the Spotless Mind”, “Everything Is Illuminated”, “I Don't Feel at Home in This World Anymore”), che ritorna, così come l’attor folle Michael Smiley (qui in versione "Funny Games" / "Sightseers" / "Speak No Evil"), il direttore della fotografia Daniel Katz (carino il passaggio "fordiano" da 4:3 a 2.35:1) e il montatore Daniel Kircher, dal film precedente del regista (mentre il resto del cast principale è completato da Morgana O’Reilly e Vanessa Stacey) oltre che sul luogo del colpaccio di “the Lord of the Rings” –

…il suo punto di maggior forza: tanto il resto delle preesistenti, da “Seasons comes, Seasons Go” di Bobbie Gentry del 1969 e “Anything Could Happen” dei Clean del 1981, quanto quelle originali composte (e suonate all’armonica) da Karl Sölve Steven (sempre da “Come to Daddy”), mentre Molly Lewis è l’addetta al “morriconiano” fischio.

* * * ¼ (½)

 

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