Regia di Steve Trenbirth vedi scheda film
Il libro della giungla, tratto dal romanzo di Rudyard Kipling, uscì nel 1967 e fu l’ultimo film a essere supervisionato da Walt Disney. Con questo sequel, la Disney aveva quindi la grande responsabilità di rispettare uno dei suoi classici. Il risultato, nonostante siano passati oltre trent’anni e la tecnologia digitale stia impazzando sempre più, è estremamente fedele all’originale diretto da Wolfgang Reitherman e inoltre prosegue nella politica inaugurata con Peter Pan – Ritorno all’isola che non c’è, che prevede per i sequel della casa del topo anche uno sfruttamento cinematografico e gli incassi statunitensi sembrano darle ragione. Dal punto di vista strettamente artistico, la chiave di volta dell’operazione è il racconto, molto pudico, dell’ingresso di Mowgli “soldo di cacio” nella vita adulta. Se nel film del 1967 Mowgli era alle prese con il ritorno nel mondo degli umani, in questo egli si confronta con i turbamenti sentimentali provocati dalla graziosa Shanti, e il mai sopito bisogno di paternità di Baloo, che non esita a riportare il suo piccolo protetto nella giungla nonostante i consigli della saggia Bagheera. Qui Mowgli ritrova anche i suoi vecchi nemici, come lo sfigato serpente Kaa e la vendicativa tigre Shere Khan. Trascinante nei suoi numeri musical/danzanti che raccolgono a piene mani dall’originale del 1967, rassicurante nei disegni che seguono il solco della tradizione e eccellente negli sfondi, il film ha anche il merito di costruirsi un carattere esclusivo e credibile.
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