Regia di Giuseppe Vari vedi scheda film
IX secolo. I normanni, famigerati predatori del mare, decidono di stabilirsi pacificamente a terra, sulle coste inglesi. Li accoglie con benevolenza il re Dagoberto, anche se - come prevedibile - i problemi non tarderanno a giungere.
Prodottino dozzinale realizzato con più buona volontà che idee, I normanni è uno striminzito lavoruccio 'di mestiere' figlio della sua epoca, di un periodo in cui il cinema italiano licenziava (talvolta anche troppo sbrigativamente, e qui andiamo in quella direzione) a tutto spiano pellicole d'azione, avventura, cappa e spada e simili. Con una forte propensione al film storico, peraltro, ulteriore caratteristica che inquadra quest'opera; l'americano Cameron Mitchell - già ne L'ultimo dei Vikinghi, diretto l'anno precedente da Gentilomo - è il degno protagonista, mentre al suo fianco i nomi di maggior rilievo sono quelli di Ettore Manni, Piero Lulli, Franca Bettoja, Philippe Hersent, Raf Baldassarre, Paul Muller e della giovane francesina Genevieve Grad. Dai cognomi sui titoli di testa si intuisce la co-produzione fra Italia, Francia e (meno intuibile invece) Germania Ovest. Qualche scena movimentata diretta con sufficiente perizia e una sottotrama sentimentale, destinata a concludersi positivamente in parallelo alle vicende centrali della trama: altro non c'è, ma neppure andrebbe chiesto. Soggetto e sceneggiatura di Nino Stresa; assistente alla regia è Teodoro (in seguito meglio noto come Tonino) Ricci; ma colpisce ancora di più l'operatore alla macchina: l'esordiente 22enne Vittorio Storaro. 2,5/10.
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