Regia di Hideo Nakata vedi scheda film
Un grande classico
Una giornalista in carriera , dopo aver perso le nipoti per mezzo di una morte inquietante e indecifrabile, decide di indagare sul decesso delle stesse; sembra infatti, che la scomparsa delle ragazze sia strettamente legata alla visione di una misteriosa videocassetta dal contenuto criptico e assolutamente inquietante. Per sbrogliare la matassa, la donna si spingerà nel cuore del Giappone, scoprendo una realtà fatta di ignoranza e superstizione.
Opera seminale e iniziatrice del cosiddetto movimento horror asiatico del nuovo millennio, "Ringu" è un film che, nonostante l'oggettiva qualità, ha paradossalmente ottenuto riconoscimenti solo grazie al successo del rifacimento americano ad opera di Verbinski; si potrebbe quasi ammettere che il merito della versione statunitense - di discreta fattura ma, a conti fatti, totalmente diversa da quella di Nakata - sia stato quello di far conoscere al pubblico occidentale una storia che in realtà ha moltissimo da dire, spingendo quindi milioni di curiosi a visionare anche l' originale nipponico. Come spesso accade, però, le rivisitazioni hollywoodiane ai danni delle pellicole orientali sono del tutto prive di quella sensibilità che da sempre caratterizza le opere provenienti dall' Asia, preferendo di conseguenza una spettacolarizzazione che, di norma, nulla ha a che fare con le stesse. È quindi impossibile paragonare due mondi diametralmente opposti - per retaggio culturale , arte e folklore- .
La dimostrazione sta proprio in " Ringu" che, a dispetto del più commerciale " The ring", è caratterizzato da una fotografia gelida e da dei movimenti di macchina rigorosi e quadrati.
Nakata si dimostra fin da subito un perfetto costruttore di atmosfere, mostrando un 'abilità non comune nella messa in scena e nella descrizione ambientale, quest' ultima resa bene da un apporto sonoro certosino e ben realizzato. La dilatazione del ritmo narrativo - caratteristica comune di certi J - horror - avvolge e spinge inconsapevolmente lo spettatore ad entrare dentro una vicenda nella quale tutti i tasselli troveranno giusta collocazione con il proseguo dei minuti; la lentezza della storia appare obbiettivamente molto indicata nello snocciolare messaggi sociali che , con grande onestà intellettuale, il regista ci pone di fronte; dall'alto della sua modernità, il Giappone demonizza da sempre il diverso - in quanto fuori dall' ordinario - e tutto ciò che risulta inspiegabile, portando all' isolamento sociale individui straordinari e animati di personalità propria.
Questo, concludendo, è solo uno tanti dei discorsi su cui l'autore poggia l' accento, confermando, semmai ce ne fosse bisogno, l'estrema sensibilità che anima il cinema horror del Sol - Levante.
Straordinario.
Voto: 9
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