Regia di Alessandro Tonda vedi scheda film
2005. Con la destituzione di Saddam Hussein, l'Iraq è dilaniato dagli scontri tra le forze minoritarie sciite e quelle sunnite, mentre i soldati americani occupano Baghdad. In quel contesto, la giornalista de Il Manifesto, Giuliana Sgrena (Bergamasco), viene rapita da un commando jihadista e tenuta in cattività per un mese, allo scopo di ottenere un negoziato con gli americani. Del caso si occupa il capo dipartimento del SISMI (Santamaria), Nicola Calipari (il cui nome sotto copertura - di reminiscenze manzonianiane - è Nibbio), che faticosamente porta avanti l'operazione di liberazione della corrispondente di guerra. Rimarrà ucciso dal "fuoco amico" a un passo dall'aeroporto di Baghdad per fare scudo col suo corpo alla Sgrena.
Medaglia all'onore civile all'esordiente Alessandro Tonda, classe 1982, per come riesce a evitare qualsiasi forma di sconto ai responsabili di quell'omicidio. Come nei casi di Aviano, di Ustica, del Cermis, di Sigonella, anche nel caso Calipari gli statunitensi uscirono indenni dalle loro malefatte: segno di una sudditanza mai estinta - ma qui denunciata in modo forte e chiaro - nei confronti di una potenza mondiale priva di scrupoli, tenacemente indirizzata verso la sopraffazione. Se, dunque, sul piano dei contenuti (c'è la mano di Sandro Petraglia in fase di sceneggiatura) il film è encomiabile (anche per come riesce a restituire l'essenza di Berlusconi, all'epoca a capo del governo, con poche, efficacissime pennellate), su quello della forma le cose funzionano decisamente meno: il racconto, infatti, indugia oltremodo sulle relazioni familiari del protagonista, è sbrigativo e schematico rispetto alle scene action e, soprattutto, propone un casting reclutato al canile municipale di Castellammare di Stabia, trasformando il film in una fiction da prima serata RAI.
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