Regia di Roger Donaldson vedi scheda film
James Clayton è uno studente dotato. Quando Walter Burke gli propone un incarico alla CIA, James si lascia convincere dall’aspettativa di adrenalina e azione che il lavoro sembra prevedere. Sottoposto al rigido addestramento, nel tentativo di capire le “regole del gioco”, il ragazzo perderà la cognizione della realtà, in un pericoloso gioco in cui la verità si mescola alla menzogna.
Questo ennesimo thriller, dai contorni di film d’azione, è una prova alquanto mediocre, di cinema. Inizialmente sviluppa benissimo il concetto focale, attorno al quale si muovono i protagonisti, ma poi sembra perdersi nei molteplici meandri che la sceneggiatura crea.
Per quanto risulti interessante l’idea di orchestrare un trama attorno al sospetto, al dubbio che qualunque esperienza vissuta, qualunque missione assegnata, sia in realtà solo l’ennesima prova a cui l’agenzia ti sottopone per testarti da un certo momento in poi diventa ripetitiva e sembra di guardare, anche con un certo moto di irritazione, sempre la stessa sequenza ripetuta all’infinito.
L’intuizione di Roger Donaldson è stata quella di affidare uno dei ruoli ad Al Pacino. I suoi monologhi esistenziali che a volte rasentano la follia, soprattutto sull’inatteso finale (altro piccolo punto a favore), sono i punti di forza di un film che non possiede un carisma sufficiente per reggere la durata, comunque contenuta, senza ammorbare. Inoltre. il carisma attoriale e l’esperienza davanti alla macchina da presa che Al Pacino possiede, e mette a disposizione, permettono a Colin Firth di poter solo (fortunatamente) accompagnare.
Una pellicola senza infamia e senza lode che non si lascia ricordare. Una visione poco emozionante di un film che prova ad essere di spionaggio ma che ha tutte le sembianze di un film drammatico, senza nemmeno il dramma.
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