Regia di Marco Berger vedi scheda film
"Los amantes astronautas" è il primo film dell'argentino Marco Berger a trovare una distribuzione regolare, seppur molto limitata, nelle nostre sale. Come i suoi film precedenti, che personalmente non ho visto, ruota intorno al tema dell'omosessualità, qui declinata secondo le convenzioni di un cinema di parola quasi alla Rohmer, dove di sesso si finisce più a parlare che non a farne, ma fa pensare anche ad una variante sudamericana delle atmosfere alla Ozpetek, anche se con toni soprattutto leggeri, da commedia.
Pedro è un ragazzo gay attraente sulla trentina che arriva presso una casa di amici sul mare, e viene in contatto con Maxi, un ragazzo che si è appena lasciato con la fidanzata, che tuttavia non sembra insensibile alla sua presenza. Le schermaglie fra i due saranno soprattutto verbali, talvolta anche con toni disinibiti e un po' volgarotti, e passeranno attraverso una finzione di coppia che creerà qualche scompiglio, fino al finale che preferisco comunque non rivelare. Marco Berger costruisce il film come uno studio di caratteri, e in questo senso non si può dire che la sceneggiatura sia scritta male, anzi risulta piuttosto analitica ed efficace nell'esporre le motivazioni dei due protagonisti, fra l'altro servendosi del contributo di due attori molto in parte, soprattutto Javier Oran che regge sulle proprie spalle l'intero film, ma anche Lautaro Bettoni che gli fa da spalla con bravura. Il film probabilmente si adagia su tempi troppo dilatati, rischiando di risultare un po' ripetitivo e di abusare un po' della chiacchiera da salotto su temi sessuali, che in un film gay ci può stare, ma rischia di ridurne il potenziale per spettatori non troppo avvezzi a questo sottogenere. In ogni caso un film sincero, una commedia romantica con una parte finale molto bella e coraggiosa che riscatta qualche incertezza finora esposta, un film apprezzabile nell'evitare sia il maledettismo e il camp che dominavano nella rappresentazione omosessuale fino a qualche anno fa, sia certe bizzarrie almodovariane ormai di maniera, un'opera comunque personale a cui si augurerebbe un buon successo anche presso il pubblico meno standardizzato. Per inciso, il riferimento spaziale nel titolo è un puro gioco metaforico che viene instaurato nei dialoghi fra i due personaggi, ma di astronauti nel film non vi è assolutamente traccia.
Voto 7/10
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